Arrivando a Chisinau, la capitale della Moldavia, si capisce subito che si avrà a che fare con persone che sono abituate a lottare, contro quella povertà, quell’ingiustizia, quel clima irriverente….gente forte, che ha vissuto sotto una dittatura che ancora soffia sul collo. Non vai a Chisinau per la città, il centro non ha certo quell’allure che la renda speciale, la realtà storica quasi non esiste, distrutta durante la seconda guerra mondiale, i grandi palazzi di stampo comunista sono grigi come il cielo, i lunghi viali non ricordano gli Champs Elysées, ma nell’aria aleggia una sorta di attrattiva, un qualcosa che ti fa trascorrere un paio di giorni piacevoli semplicemente passeggiando e guardandoti intorno.
Chisinau sembra più una tranquilla città di provincia che una capitale, senza eccessi, di traffico, di luci, di sole, di suoni.
Una panchina del parco nel cuore della città é un punto di osservazione privilegiato della capitale di uno degli stati più poveri dell’Europa: le signore con i loro foulard un po’ datati corrono verso il mercato per vendere la frutta e la verdura del loro orto custodita preziosamente in piccoli cesti intrecciati. Gli innamorati si guardano e sognano.
E sul viale di fronte, tra vecchie auto sovietiche che ancora rombano tra lamiere arrugginite, sfrecciano auto di grossa cilindrata. Corruzione e crisi economica, in un paese con il piede in due scarpe: da una parte l’Europa, dall’altra la Russia…… una città che non riesce a scegliere o meglio, a farsi scegliere. La fatica di un lavoro che paga duecento euro al mese e costringe a fare più e più ore (mal pagate, total black) per poter campare.
Via Stefan del Mar, il viale lunghissimo del centro città, con palazzi immensi, il Parlamento, il Governo, il Palazzo del Presidente, la Cattedrale, il Parco, una via che da sola raccoglie la quintessenza della città.
L’Hotel City Park é un delizioso 4 stelle in una piccola via pedonale di ciottoli, con alcuni ristoranti e locali tipo pub, proprio dietro la Cattedrale. Una vera chicca, stanze piccole ma molto curate, ottimo buffet nel ristorante / birreria sottostante, che serve anche cucina locale. Rapporto qualità/prezzo assolutamente ottimo. Il personale é molto attento ed una dolcissima ragazza alla reception quando ha saputo che avevamo prenotato un taxi per volare all’aeroporto alle 4,30 del mattino, ci ha fatto trovare una deliziosa colazione con yogurt, succo d’arancia, dolcetto e sandwich di formaggio appena fatto: grazie Veronica per la tua professionalità, ci siamo davvero sentiti ospiti graditi.
Un viaggio nei dintorni di Chisinau che merita la visita é indubbiamente la Transistria, il paese che non c’é, una striscia di terra dove circa mezzo milione di persone vivono sotto un governo “indipendente” ma non riconosciuto da nessuno stato al mondo, tranne l’Abcasia e l’Ossetia del Sud, anche loro frontiere calde dell’era post-sovietica che vivono la stessa situazione. Qualcuno dice che la Transnistria sia l’ultimo baluardo dell’Unione Sovietica rimasto al mondo. Nata come regione della Moldavia, al confine tra Moldova e Ucraina, ha un passato recente rovente. Con la dichiarazione d’indipendenza della Moldavia dall’URSS, nel 1990, quest’angolo di mondo visse una guerra civile durata un decennio. Si considera indipendente, ma intorno girano un migliaio di peacekeepers russi. Recentemente (nel 2014) il governo ha chiesto l’annessione alla Russia. La Transnistria ha una moneta, un esercito, un inno nazionale, una costituzione, ma tutto vale solo in Transnistria.
Si legge di covo di mafie e menti politiche manipolatrici, un muro tenebroso che nasconde corruzione soprattutto da parte delle forze dell’ordine che cercano di spillare il più possibile ai pochi turisti curiosi di entrare in questa autoproclamata Repubblica di Transnistria. La Farnesina sconsiglia vivamente viaggi nella regione ricordando che non esistono rappresentare diplomatiche e quindi non sarà possibile un intervento diretto dell’Ambasciata in caso di necessità.
La nostra lunga giornata alla scoperta di questa terra di nessuno é stata fatta con un accompagnatore locale che con la sua auto é venuto a prenderci in Hotel a Chisinau e ci ha portato là, oltre il confine / non confine. Dopo il controllo dei passaporti ci viene dato una specie di permesso di soggiorno cartaceo, che dovrà essere riconsegnato all’uscita dal paese con la validità di 10 ore.
A est del fiume Dnestr, tra Moldavia e Ucraina, dove un servizio di intelligence si chiama ancora Kgb, la moneta ufficiale della Moldavia, il leu, non serve: per pagare occorre cambiare e usare il rublo della Transnistria. Anche la lingua ufficiale non é il Romeno, cosi comune in Moldavia, bensì il russo. Tiraspol, la capitale senza fascino, grigia e asettica, senza attrazioni per il turista. C’é tempo per un po’ di scatti : la cartolina della Transnistria é fatta di statue di Lenin che svettano davanti agli edifici governativi, stemmi con scritte in cirillico, carri armati posizionati in mezzo ai parchi al posto delle fontane e grandi casermoni sovietici, per non dimenticare i memoriali di guerra: in tutta la città il cuore dominante é il grigio, in tutte le sue sfumature. In realtà se penso alle due “capitali”, quella della Moldavia, Chisinau e “quella” della Transnistria, mi sembra che la prima sia fatta di giovani che guardano all’Europa, con un’occhio al futuro, mentre a est del fiume Dnestr c’é un’aria vagamente retro, lo sguardo si perde tra un passato sovietico che sa di presente e futuro.
Tiraspol é ordinata, pulitissima con macchine di grossa cilindrata che si alternano a vecchie Ziguli o Lada di pura fabbricazione sovietica, pochi negozi e supermercati tutti con lo stesso marchio, Sheriff. Anche lo stadio si chiama Sheriff Stadium…….parrebbe la Repubblica di Sheriff: un’azienda, pardon un Impero fondato da 2 ex agenti del KGB, oggi gestita dai figli di un ex presidente della Transnistria.
Lungo il fiume, in una calda giornata di agosto, la gente prende il sole e fa il bagno, su una piccola spiaggia.
Le attrazioni turistiche sono davvero poche: una visita al Castello di Bender, la fortezza che pare sia stata salvata dal Barone di Munchausen. E’ una leggenda ma tutti ci credono: fu lui a salvare il paese dall’occupazione ottomana. Per arrivarci l’auto attraversa grandi capannoni militari in disuso, tra relitti di vecchie lamiere: pare di entrare in un cimitero di rottami arrugginiti, quando all’improvviso appare lui, ripulito e vestito a festa. Un piccolo museo all’interno ti riporta alla storia, mentre fuori le torri ed i bastioni ti danno quel senso di protezione in una strana terra bipolare.
Nel paese la cui sovranità non é riconosciuta da nessuno la fonte principale di reddito é una fabbrica di armamenti militari , i cui prodotti vengono esportati in Russia per approvvigionare l’esercito della Federazione Russa.
Ai pochi turisti che cercano qualcosa di speciale, la Transnistria riserva una sorpresa da risveglio dei sensi. Un responsabile dell’ Aquatir, il più grande allevamento di storioni della Moldavia, ci accoglie come dei clienti di riguardo. Trascorreremo un paio d’ore con la visita dettagliata di un allevamento di primizie per palati fini.
L’attenzione e la cura con cui vengono trattati gli storioni, con grandi vasche con temperature rispettose dell’ambiente naturale durante tutti i mesi dell’anno. E la maestria con cui viene dolcemente prelevato l’oro nero con minuscole incisioni che provocano ferite quasi indolori e che si rimargineranno in un breve lasso di tempo. La produzione del caviale varia da quella più popolare, a quella più ricercata, fino al top, quella di super nicchia, per quei pochi clienti privilegiati che possono permettersi l’oro bianco, il caviale color latte proveniente dallo storione albino. E’ considerato il cibo più caro al mondo e lo si trova “in commercio” in pochi ristoranti dove viene servito a 40.000 (quarantamila) dollari per un cucchiaino o 300.000 dollari al chilo: il cibo perfetto per ipnotizzare i palati più esigenti.
Qui si produce il Malossol, un tipo di caviale considerato migliore del pastorizzato. E tra Beluga che nuotano e altri in letargo, le storie della nostra guida ci fanno apprezzare sempre più questo oro che in realtà non é nero, ma assume sfumature di grigio più o meno intense a seconda della caratura. La visita termina con una sfiziosa degustazione di vari tipi di salmone, con affumicature diverse, per chiudersi con il Re, sua maestà il Caviale in due dimensioni. E naturalmente il tutto annaffiato da un vino locale che ben arrotonda il palato.
Che dire, non si potrebbe chiudere meglio una visita in questo paese.