Il mio viaggio parte dalla “Costa del cocco”, dove palme altissime e snelle si muovono sinuosamente come modelle sul red carpet, su chilometri e chilometri di spiagge, color oro.
Siamo a Punta Cana, il luogo turistico per eccellenza, quello che per molti rappresenta la vacanza ideale. I resort si susseguono senza respiro, pronti ad accogliere il turista del dolce far niente o colui che vuole immergersi in attività dal sapore marino, in uno dei più lunghi litorali dei Caraibi.
Le spiagge hanno sabbia fine che massaggia lievemente i piedi, dal quasi bianco brillante (con coralli e conchiglie frantumate nel tempo), di Playa Bavaro e Playa El Cortecito, al dorato o beige di Playa Macao, solo per citarne alcune.
Questa è Playa Macao, una bella baia, la meno “invasa”
Su queste spiagge si può anche convolare a nozze, in un matrimonio per pochi intimi, anche se, in realtà, questi luoghi sono molto lontani dalla mia idea di paradiso sulla terra.
Amo le spiagge, adoro il mare, ma, purtroppo, non amo i luoghi molto turistici, frequentati da orde di persone, anzi mi piacciono le spiagge selvagge, dove il contatto con la natura è totalitario, ed è per questo che questa immensa parte della Repubblica Dominicana non ha atteso le mie aspettative.
Tutto qui e’ costruito per il turista: oltre ai resort all inclusive, ci sono molti ristoranti sulla spiaggia, alcuni con musica, altri con un intenso profumo di super fritto che si sparge nell’aria, e poi banchetti che vendono artigianato locale, ma anche moltissimi abiti ed accessori di sintetico Made in China. I venditori sono spesso come in nord Africa, insistenti ed inarrestabili. E, sfortunatamente, ci sono anche coloro che sfruttano gli animali: non ho voluto fotografare alcuni ragazzi che girano con un paio di splendidi pappagalli coloratissimi o una scimmietta, sulle spalle, tutti brutalmente legati, per la gioia di quei, purtroppo tantissimi, turisti, che pagano per immortalare i figli con queste povere bestiole. Oppure alcune giovani americane obese che salgono su miseri cavalli dagli occhi tristi come la loro schiena, magra e rugosa. Scusatemi, ma lo devo dire, queste spiagge mi hanno rattristato, anche perché, tanto per chiudere “in bellezza” (tragicamente sarcastico), l’unica zona della spiaggia selvaggia, dove non c’erano costruzioni, era una discarica a cielo aperto.
Ma, lo devo ripetere, e’ un opinione personale, di chi vuole conoscere un paese più a fondo e, allo stesso tempo, posso capire chi, invece, vuole semplicemente evadere dallo stress quotidiano e quindi ama un angolino di bella spiaggia bianca e bel mare turchese ed un comodo resort con tutti i servizi che lo coccolano.
La storia della Repubblica Dominicana è intrisa di sangue. Il 5 dicembre 1492 Cristoforo Colombo avvistò : « la terra più bella che l’occhio umano abbia mai visto » e la ribattezzò’ con il nome di Hispaniola ( in realtà l’isola, abitata dai Tainos, si chiamava Quisqueya o Ayiti). Ma non c’è nulla di positivo in questa “conquista” per il paese. Gli europei portarono malattie ed una cruenta schiavitù che decimo’ gli indigeni e diede inizio alla tratta degli schiavi dall’Africa.
Alla fine del 1600, gli europei si divisero l’isola: Haiti ai francesi e la Repubblica Dominicana agli spagnoli. E poi guerre e guerre, fino al 1865, quando nasce lo Stato indipendente. Ma ci furono ancora anni bui, come il periodo del dittatore Trujillo, che cercò addirittura di “schiarire” la pelle degli abitanti, costretti a matrimoni misti. Oggi la situazione politica del paese è stabile con elezioni ogni 4 anni.
La capitale Santo Domingo e’ una grande metropoli, caotica ad ogni ora del giorno. La parte più interessante della città è la Zona Colonial, ovvero il centro storico, Patrimonio Unesco dal 1990. Se pensate ad una banale cittadina dell’America centrale, pardon settentrionale, dovrete ricredervi.
Oggi vi farò passeggiare tra la storia, in mezzo a carismatici edifici risalenti al 1500, in un’atmosfera lieve e piena di fascino antico, dove ritrovare un po’ di poesia d’altri tempi.
La Catedral Primada de America è la prima cattedrale costruita nel Nuovo Mondo e risale al 1512.
Una curiosità: sapevate che la bandiera della Repubblica Dominicana è l’unica al mondo ad avere all’interno la Bibbia, aperta sui versetti 31 e 32 dell’ottavo capitolo del Vangelo secondo Giovanni? Il rosso della bandiera rappresenta il sangue versato per la libertà. L’azzurro rappresenta gli ideali di libertà. La croce è il simbolo della lotta per la libertà. Il bianco simboleggia la pace
La prima strada lastricata del continente americano e’ Calle Los Damas, e deve il nome al fatto che le dame del tempo amavano passeggiare in questo luogo.
Si parte da Parque Colon, la piazza alberata, dove si affaccia la Catedral Primada de America, e si arriva davanti all’altare della Patria, dove riposano le spoglie dei tre eroi nazionali che liberarono il paese da Haiti.
Parque Colon e’ bellissimo, un punto di aggregazione per famiglie e amici, tra ristoranti e caffè, animati in tutte le ore del giorno.
Verso sera gli artisti di strada si ritrovano e parte la musica in sottofondo. Un gruppo di dominicani improvvisa un merengue, sul selciato che avrebbe tante storie da raccontare.
Sotto gli alberi secolari, un pittore mostra la sua arte,
Poco lontano, una giovane, bellissima coppia
Anche i bambini posano, con i vestiti della domenica, nel giorno della festa della patrona del paese, Nostra Signora di Altagracia. La gente nella Repubblica Dominicana, e’ molto credente.
Per venerare l’immagine della Vergine, un corteo sfilerà per le vie della città.
La parte storica della città, oltre Parque Colon, mostra edifici ben restaurati. Tra questi il Museo das Casas Reales, la Casa de Italia, il Centro de la Policia Nacional e molti altri.
Dopo, vi consiglio di ripercorrere la strada, ma, stavolta, con la testa in su.
La passeggiata prosegue nella via pedonale El Conde , dove c’è un alternarsi tra bellezze decadenti e restauri di pregio.
Molti negozi sono inseriti in edifici originali del sedicesimo secolo. Alcuni sono molti cheap, ma altri straordinari.
Come questo, dove si producono e vendono sigari.
Oppure questo, dove si vende la bevanda tradizionale dominicana, Mamajuana, un mix di rum, vino rosso e miele, fatto macerare con erbe, radici e cortecce: è considerata afrodisiaca e medicinale .
Questo è il negozio dove si produce e vende buon cioccolato
il venditore di libri
di frutti
Alcuni giocatori di scacchi e una sorta di dama, si sfidano sotto il sole di un tardo pomeriggio.
Il centro storico coloniale di Santo Domingo e’ pieno di sorprese, basta solo bighellonare in tutto il quartiere senza stress.
È anche il luogo ideale dove prenotare un Hotel di carattere, come l’ Heritage Residence Signature Collection (Luca Hotel), un Boutique Hotel, very cozy, che ha mischiato perfettamente un glorioso passato (restano le mura e parte dei pavimenti originali), ad un occhio moderno. Un bel cortile dove gustare la prima colazione ed una jacuzzi sul tetto con vista.
Ho adorato questo posto.
Ad un centinaio di metri, un portone rosa fucsia, senza scritta, nasconde un altro gioiello, il ristorante Maraca, in un palazzetto restaurato con fantasia e creatività. Un menu’ di piatti che ti portano in giro per il mondo tra aromi e profumi perfetti: un trionfo, come ad es. una gustosa e profumata ceviche.
Da Santo Domingo partono, regolarmente, comodi autobus, verso La Romana. Un venditore di arachidi propone la sua merce.
A La Romana un minibus porta, in venti minuti, a Bayahibe, una pittoresca cittadina con casette colorate.
Al mattino presto, quando tutto tace, Bayahibe è un villaggio tranquillo, con il profumo di salsedine che invade il paese. Non sembra assolutamente un luogo pericoloso, ma tutte le case hanno inferriate di ferro e sembrano gabbie. Anche se mi risponderanno che Bayahibe è un piccolo paradiso sereno, non posso togliermi il dubbio.
A partire dalle 9, una lunga fila di autobus arriva, come una processione, vicino al piccolo porto. I turisti della giornata sono tantissimi, ed iniziano a spingere e strattonare per accaparrarsi il posto migliore sui tanti (troppi!) catamarani e motoscafi, che aspettano rombanti. Sono soprattutto i locali ed i sudamericani i più « agguerriti », mediamente cicciotti, le donne, decisamente burrose ed appariscenti, sculettano per farsi spazio, trascinando per mano bambini dal viso tondo pieno e gambotte a salame.
Quando tutti hanno preso posto, il catamarano parte e con lui anche una musica assordante che buca i timpani. Il merengue sta alla Repubblica Dominicana come il Papa al Vaticano! Ma qui le casse, piuttosto datate, emettono ruggiti graffianti, stonando anche le celebri canzoni danzanti. Poco importa, il team del catamarano ha già fatto un paio di giri, offrendo a tutti bicchieri di carta pieni di rum….certo non è un Barceló Impérial Premium brand né un Brugal Maestro Réserva! Ho scoperto solo allora che moltissime gite in catamarano a Saona, quelle popolari e cheap, sono « all you can drink …rum »…. francamente, ne avrei fatto a meno! Perché, come si sa, non tutti reggono l’alcool!
L’isola di Saona è situata all’interno del Parco Nazionale Cotubanamá: sarebbe una gemma, con le sue spiagge di sabbia morbida, le acque cristalline e la natura rigogliosa. Probabilmente lo è, ma solo nel tardo pomeriggio, quando i tantissimi, troppi, gitanti della giornata sono partiti. Durante il giorno, invece, è difficile trovare un angolo « libero e silenzioso », tutto qui è business, venditori di ogni genere, comprese le ragazze che fanno le treccine o le massaggiatrici, che ti scrollano o ti prendono i piedi iniziando un massaggio, anche se stai tranquillamente dormendo sotto una palma! Insomma un luogo senza pace!
Poco più avanti, ma in mare aperto, un’angolo delizioso….. le piscine naturali appaiono all’improvviso, una laguna poco profonda, dove l’acqua è incredibilmente trasparente e si possono osservare le stelle marine giganti, molte purtroppo morte.
Ho preso questa foto: come vedete alcune sono marroni dorate (e questa è una specie autoctona),ma altre hanno un colore più spento ed ho letto che, purtroppo, può essere un segno che sono stressate o morte, e la causa è l’interazione umana.
Molti turisti e anche guide locali, prendono le stelle marine in mano per la stupida foto da Instagram: Le stelle marine respirano attraverso l’acqua e il fatto di essere maneggiate e tenute fuori dall’acqua, così come creme solari o anche solo il contatto umano, tutto questo crea stress che può ucciderle.
Ritornando a Bayahibe, immani stormi di uccelli ci seguono: una meravigliosa visione, con gli occhi all’insù.
Nel villaggio, sono molti i ristoranti con vista mare, carini e più o meno con menu’ simili. Dai piatti locali, con pesce in varie proposte, all’onnipresente pasta, provata, coraggiosamente , dalla mia amica australiana, ma capisco, perché qui ci sono turisti da tutto il mondo e la cucina italiana è sempre una delle più richieste.
Bayahibe ha delle bellissime spiagge: la mia preferita è a pochi chilometri dal paese, playa Dominicus. Rena chiara, acque turchesi, sole e vento lieve come una dolce carezza. Anche qui i complessi turistici si susseguono, senza sosta e si continua a costruire, nei piccoli spazi dove la natura meriterebbe di respirare.
Questa invece è la spiaggia vicino al villaggio di Bayahibe.
Da La Romana, una bella gita porta all’isola Catalina, disabitata, ma con tutti i servizi che il turista ama. Qui c’è una spiaggia privata, lunga e bella, soprattutto al mattino presto, prima che le scialuppe delle grandi navi da crociera sbarchino.
Alcune casette colorate spiccano tra le palme sinuose.
Se poi si arriva sul posto con un gruppo di danzatori dominicani, l’atmosfera diventa immediatamente allegra ed ecco i Caraibi dell’immaginario diventare realtà.
In tarda mattinata la spiaggia si anima….. per me è ora di partire.
Samana’ si trova su una penisola, ed è un tranquillo paese dove la gente vive principalmente di turismo. E, naturalmente, di musica. Questa è una classica macchina che si incrocia per strada: anche se la carrozzeria sta per cadere a pezzi, l’importante è che le casse legate con spaghi e fili di ferro al tetto della macchina, sputino musica ad alto volume, con rimbombi assordanti.
Samana’ e’ il punto di partenza di una delle più belle esperienze mai fatte nei miei viaggi. Ogni anno, tra gennaio e marzo, migliaia di megattere (humpback whales) migrano dalle fredde acque del Nord Atlantico verso le calde acque della Baia di Samaná per accoppiarsi e dare alla luce i meravigliosi balenotteri.
Oggi e’ il mio “lucky day”: nell’escursione con il Catamarano, la scena che mi si presenta davanti sembra un film, o meglio, un acquario. Loro, le stupende megattere, le grosse balene 🐳 dall’animo gentile, sguazzano come se stessero vivendo un momento ludico. Un’uscita veloce, un’immersione con tanto di spruzzo, toccata di coda….. e poi, dopo pochi minuti, un salto, incredibile visione, un corpo possente ed enorme, con l’agilità di un trapezista. Grazie, meravigliose creature del mare, per aver reso questa giornata indimenticabile. E mi torna in mente la frase che dico quando provo forti emozioni: “Eroica e’ la vita!”.
Tornando dal “regno delle balene”, una bella sosta e’ Cayo Levantado, un’isola a mezz’ora da Samana’. Qui c’è la possibilità di trascorrere la notte nel resort, dove si può vivere l’atmosfera magica del silenzio serale, dopo che i turisti della giornata hanno preso l’ultima barca per il ritorno.
Perché in effetti, questa foto mostra come dovrebbe essere l’isolotto.
E questa foto mostra la realtà.
Anche qui , purtroppo, ci sono turisti che pagano per una foto con un povero animale costretto a posare, sempre legato, sotto un sole cocente e senza possibilità di scappare.
A Cayo Levantado non manca lo shopping locale: come i tanti quadretti che raccontano la vita reale (ed anche qualche storia di altri mondi, come questi dipinti di elefanti),
Puerto Plata è punto di partenza per chi vuole scoprire l’interno del paese. Ma io sarò di passaggio e vedrò solo qualche scorcio di natura.
La zona costiera più bella della Repubblica Dominicana per me si trova a nord ovest, verso il confine con Haiti. Cabo Rojo e’ ancora poco conosciuto al turismo, ma ben presto sarà preso d’assalto dal turismo mordi e fuggi. Su questo litorale dalle tante sfumature di verde e di blu, sorgono spiagge selvagge. La mia preferita è proprio la Playa de Cabo Rojo, una sottile striscia di rena bianca con cristalli di corallo, che bacia un mare turchese. Dietro, la natura e’ ancora intonsa, fatta di piante ed arbusti.
Mucche (e persino un toro), camminano tranquilli sulla spiaggia, senza nemmeno notare la mia presenza.
Poco più avanti, sorgono i progetti di quello che a breve modificherà totalmente il paesaggio: i primi scheletri di hotels e resorts appaiono vicino alla spiaggia.
Un chilometro dopo, un’altra bella spiaggia, Baby Beach, e’ già pronta ad accogliere i turisti con comodi lettini.
Questa spiaggia si trova vicino al nuovo molo, inaugurato solo pochi mesi fa, una specie di Disneyland, pronta ad accogliere le grandi navi dei croceristi in cerca Solo di comodità, disdegnando totalmente l’autenticità . Tra giostre per i bambini, finte ricostruzioni di miniere, bar pieds dans l’eau, ristoranti, piscine e, naturalmente, tanto shopping. Sono molto contenta di aver visto queste spiagge ancora naturali e senza brutti lifting.
Torno a La Romana, ultima tappa del mio viaggio in Repubblica Dominicana. La cittadina non ha grandi cose da offrire, a parte una famosa zona residenziale, e, naturalmente il campo da golf: la Repubblica Dominicana è la prima destinazione golfistica dei Caraibi. Naturalmente, ci sono molte chiese, ovunque.
Dopo quasi venti giorni, è ora di lasciare la Repubblica Dominicana ed imbarcarmi su una crociera ai Caraibi, crociera che mi porterà in più paesi, molti dei quali già visti, ma che rivedo con piacere. Adoro il sole ed il mare. Stay tuned, perché a breve pubblicherò la mia crociera ai Caraibi
2 risposte
Però… le foto e la vicinanza con le balene davvero valgono il viaggio! Mettono i brividi anche già solo quelle con le tue parole.
La natura che meraviglia.
Grazie! Si una delle più grandi emozioni provata nei miei viaggi.