Guinea Equatoriale 🇬🇶

 

1. E’ l’unico paese in Africa dove la lingua ufficiale è lo spagnolo. In realtà il paese ha tre lingue ufficiali: lo spagnolo, il francese ed il portoghese, ma, mentre lo spagnolo è la lingua dominante, il portoghese e’ conosciuto da pochissimi ed il francese parlato come lingua principale nelle zone vicine ai paesi francofoni. Inoltre nella parte continentale la lingua più comune è il fang. Questo crea una situazione linguistica veramente unica con un mix di influenze culturali europee ed africane, per un paese con poco più di  1,7 milioni di abitanti.

2. malgrado il nome,  non è situato all’equatore, ma leggermente sopra

3. E’ uno dei paesi più piccoli dell’Africa: La sua superficie è di 28000 km quadrati, pressappoco come l’Albania o Cuba, poco più grande della Sicilia

4. Ha la capitale che si trova su un’isola, decisamente più vicina al Camerun che allo stato cui appartiene

5. Nell’isola di Corisco (che appartiene al paese) la lingua principale è il francese (vista la vicinanza con il Gabon)

5. Ha lo stesso Presidente dal 1979 (45 anni!)

6. Ha cambiato il suo inno nazionale più volte. L’ultimo inno è del 1979, ed è una versione molta simbolica del regime di Obiang e dei suoi successi, con grande enfasi sulla personalità del Presidente che viene rappresentato come simbolo di forza e stabilità per il paese.

7. Questa nazione è considerata uno dei paesi con la libertà di stampa più limitata al mondo. Le voci di opposizione vengono censurate, perché i media sono fortemente controllati dal governo.

8. Pur essendo uno dei più piccoli paesi dell’Africa, ha un PIL pro capite tra i più elevati, anche se la ricchezza è distribuita in modo diseguale

9. Dopo colossi come Nigeria e Angola, è il terzo produttore di petrolio dell’Africa sub sahariana

10. Il paese è uno dei più chiusi d’Africa: le pochissime informazioni che emergono all’esterno creano un alone di mistero che alimenta speculazioni su quello che realmente accade all’interno del paese 

 

Bienvenidos en Guinea Ecuatorial! 

 

 

 

Atterrati a Malabo, nel nuovissimo aeroporto internazionale, non sembra assolutamente di essere in Africa, nessuna baraccopoli nei dintorni, ma un viale lungo che si snoda fino alla cittĂ , con una strada nuova, addolcita da belle palme ed edifici moderni. Pochissimo traffico, sembra un paese che sta nascendo.


L’odierno Presidente e’ Teodoro Obiang Nguema, l’attuale capo di stato in carica da più tempo al mondo, oltre 45 anni,  ossia colui che ha fatto e vinto ben 6 campagne elettorali. Viene spontaneo pensare che, se riesci a restare al potere per tutto questo tempo, devi essere un dittatore, e sicuramente spietato, così “abile” da incutere timore e reverenza. E qui è così, c’è chi lo considera un Dio in terra e chi lo teme. In un certo senso ha risollevato il paese che era sul baratro, grazie alle pessime politiche dello zio, conosciuto per la sua brutalità. Ma anche lui è accusato di tortura nei confronti degli oppositori.

La famiglia Obiang è uno dei peggiori esempi di “cleptocrazia”, ossia un paese la cui classe dirigente saccheggia le risorse senza prendersi cura della popolazione che vive di stenti.  Tutto questo, naturalmente, parlando di democrazia. Tra le cose che mi sembrano assurde, anche il fatto che il Presidente, malgrado la poligamia e tutti gli scandali che lo accompagnano nel mondo intero, sia stato ricevuto dal Papa, al Vaticano,  per parlare di pace ma soprattutto, giustizia sociale!

D’altra parte, in un certo senso, lui e’ sicuramente un capo carismatico, e sta ricostruendo un paese che sembra sorto dal nulla.

La rete stradale è straordinaria, con anche autostrade a doppia corsia che collegano le città più importanti. In realtà, la maggior parte delle strade sono completamente vuote: in centinaia di chilometri le auto che si incrociano si contano su una mano.

E poi i pettegolezzi sul presidente arrivano sottovoce: chi dice che sia addirittura cannibale, ed abbia mangiato parti del corpo dei suoi oppositori politici per incutere terrore e assorbirne il potere. Propaganda degli oppositori che non riescono a vincere le elezioni? Già perché lui, non solo è superstizioso, ma è conosciuto perché ricorre spesso a pratiche animiste

Oggi il Presidente ha 82 anni, vive nei vari palazzi in località diverse (Malabo, Bata, Ciudad de la Paz), circondato da mercenari russi ed ucraini (a loro e’ stata appaltata la sicurezza del Paese) e dalla folta guardia presidenziale, formata da forze speciali marocchine. 

 

Tra i tanti, tantissimi figli (malgrado sia cattolico, e’ poligamo ed ha avuto 42 figli “ufficiali” dalle 4 mogli), uno è destinato alla successione ed è attualmente vice presidente. Teodoro Nguema Obiang Mangue, detto Teodorin,  ama la vita lussuosa e le frequentazioni mondane nei luoghi più “in”d’Europa, ed è accusato  di corruzione e di malversazioni di fondi pubblici. Responsabile del settore petrolifero del paese, ha accumulato ricchezze e investito in proprietà immobiliari di lusso, supercars e yacht, all’estero. In molti paesi , i beni di lusso gli sono stati confiscati , tra questi un palazzo a Parigi del valore di 100 milioni di euro, una collezione di auto, tra le quali Lamborghini, Ferrari e Rolls-Royce, uno yacht (the Blue Angel) valutato 80 milioni di dollari, e varie opere d’arte.

L’accusa è corruzione e lavaggio di denaro a livello internazionale.

La foto del Presidente appare ovunque, forse in attesa di riverenza

 

 

Da Malabo si imbocca una strada che inizia a salire e si inerpica verso le montagne. In soli 38 chilometri si raggiungono i 3011 metri e si arriva al Pico de Basile, la montagna piĂą alta del paese. Qui ci sono i ripetitori ed una chiesetta dedicata a Santa Isabel, tutto avvolto da fitte nubi e vento gelido. Peccato, mi hanno detto che, nelle giornate limpide, si vede in lontananza il monte Camerun.

 

Scendendo verso la città ci sarà una triste visione, purtroppo molto comune in questo paese. Pochissimi villaggi, ma, in mezzo alla strada, rustici gabbiotti di legno con appesi animali catturati ed uccisi nella foresta:  armadilli, porcospini, piccole antilopi, scimmie e grossi topi. La cosiddetta “viande de brousse” o selvaggina locale,  non ha regole, o meglio, in teoria ci sono molti animali protetti, ma in realtà mi hanno confermato che tutto viene cacciato e venduto. La polizia o membri del governo chiudono addirittura un occhio davanti all’uccisione dell’elefante: “la popolazione può tenersi la carne, a patto che a loro vengano regalate le zanne”. Eh sì, lo sappiamo tutti, purtroppo, quanto vale il commercio dell’avorio!

 

 

 

Malabo non ha l’aria della metropoli e si visita velocemente.

La bella Cattedrale è dedicata a Santa Isabel di Portogallo, una Regina del XIV secolo famosa per la sua devozione religiosa e per la sua carità. Nel paese,  la comunità cristiana e’ molto devota e ovunque si troveranno luoghi di culto.

Molti palazzi del governo (che, normalmente, non si devono fotografare),

Il Paseo Marítimo e’ il lungomare della città, ritrovo nel tardo pomeriggio della gente che vuole fare una bella passeggiata, magari con i bambini.

Questa coppia di camerunensi, che vive qui, si è appena sposata e mostra, con orgoglio il certificato di matrimonio 

 

Un bellissimo luogo e’ il Parco Nazionale di Malabo, una grande oasi di biodiversità, che sembra più un giardino botanico. Molto curato, con laghetti e ponti, e zone dove la gente può trascorrere ore di serena convivialita’ in una natura perfetta. Giochi d’acqua, palme ed alberi fotogenici che incorniciano un quadro idilliaco. 

 

 

Questo è un bel negozio di Malabo

E lei una splendida bellezza locale, che ha rappresentato il paese al concorso per Miss Universo


Lasciata Malabo, una bella strada ci porta a Riaba, a sud est dell’isola. Passerò 3 notti all’Hotel  El Retiro Riaba, un caseggiato coloniale moderno, lussuoso e un po’ kitsch, costruito da un’impresa Coreana, che sarà il punto di riferimento per l’esplorazione del sud ed est dell’isola.


Intorno, nel silenzio di un’Africa che sembra non esserci, appaiono altri edifici “inutili”, come il Retiro Riaba, un complesso turistico enorme, una specie di parco giochi, con piscine e bar, dove, però, non c’è anima viva.

 

 

Di fronte, una spiaggia non molto esotica, e non molto curata….qui siamo in Africa!

 

 

La parte più bella dell’Isola si trova a sud. La strada si inerpica fin quasi a 1500 metri, per poi discendere a livello del mare. La Playa de Sobe è una spiaggia scura dal fascino selvaggio. Questo è uno dei luoghi più piovosi del mondo ed  il più umido dell’Africa (10458 millimetri cubi di pioggia all’anno) e la natura ci regala la bella cascata di Ureka, incastonata in una natura lussureggiante.


 

 

La passeggiata lungo la spiaggia porta anche ad un’altra cascata, ma non dimenticate il gioco delle maree, che potrebbero bloccarvi in mezzo alla giungla.

 

 

Moka e’ il villaggio da cui partono i lunghi trekking per la caldera del vulcano, ormai spento, ed alcuni laghi. Al “campo base” si trova un piccolo museo e centro per la conservazione della fauna selvatica. Una mappa molto interessante mostra il paese nel 1944: la Guinea Equatoriale si chiamava Guinea Spagnola, la capitale Malabo si chiamava Santa Isabel e l’isola di Bioko era Fernando Poo.

 

 

Risalendo la costa occidentale,  si attraversa Batete, dove si trova una bellissima chiesa in legno costruita dall’architetto Sagarra, compagno di studio di Gaudi, nel 1920. L’esterno è in corso di restauro. L’interno mostra quella decadenza di grande fascino, che crea un’atmosfera unica.

 

 


Nell’aria, aroma di cacao: qui, il cacao raccolto viene tostato all’aperto, in un vecchio forno centenario.

 


Poco oltre c’è Luba, con qualche edificio coloniale. Luba è uno dei centri portuari utilizzati per il trasporto del petrolio,  estratto di fronte.

Ed ecco un’altra visione d’Africa: donne e bambini che lavano i panni nel canale con l’acqua che scende dalle montagne.

 

 

 

Un po’ più a nord ,  si arriva alla più bella spiaggia dell’isola di Bioko, Arenas Blanca. Anche se non è il bianco delle Maldive, la spiaggia è comunque bellissima, con le palme ed una natura rigogliosa che fa da contorno.

Sulla spiaggia vivono alcune famiglie,  nelle baracche di lamiera  e vendono spiedini cotti su una rustica piastra. Qui si vedranno alcuni bambini con il grosso ventre della malnutrizione, si ritorna per un attimo in Africa e ritornano i dubbi su come è gestito questo strano paese.

 

Molti alberi ospitano i meravigliosi uccelli tessitori, dei veri artisti che costruiscono il nido con grande maestria.

 

 

Da Malabo, un volo di 35 minuti porta a Rio Muni, la parte continentale del Paese.

Dall’alto si ammira la splendida natura selvaggia della Guinea Equatoriale.

 

Bata e’ la città principale di Rio Muni, un porto molto importante, ed il punto di collegamento tra il paese e altri Stati dell’Africa centrale. La città ha visto uno sviluppo notevole negli ultimi decenni con investimenti in servizi ed infrastrutture.

Questo è un mercato del pesce, in una domenica dove tutto in città è chiuso.

 

Da qui, oltre 170 km portano in un luogo incredibile, perlomeno curioso. La strada è in parte una bellissima autostrada a pedaggio a quattro corsie, che taglia la foresta, e’ spesso illuminata ed è praticamente vuota.

 

In tutte le grandi vie del paese si incroceranno pochissimi mezzi di trasporto e anche pochi villaggi:  Sembra di attraversare un paese deserto.

 

 

 

Il Grand Hotel Djibloho appare come un miraggio: un hotel 5 stelle in mezzo alla foresta.

 

 

Un resort con 380 stanze e 50 mega ville (4 camere ciascuno), 6 bar e 4 ristoranti, il tutto su 18 ettari, con SPA, piscina, ed un meraviglioso campo da golf, ma non solo: nel complesso c’è anche una clinica con sala operatoria.

La proprietà è dello stato, ed il General Manager è un italiano che vive nel paese da quasi 10 anni e ci farà visitare questa immensa realtà con le cucine che possono servire i vari ristoranti, e le sale congressi. Tutto perfetto,  se non fosse che, a parte la presenza massiccia di personale, non ci sono clienti! Già, perché forse bisognerebbe parlare un po’ di cosa sta succedendo in Guinea Equatoriale.

 

 

Qui ci troviamo a Ciudad de la Paz, pardon Oyala, pardon Djibloho. Tre nomi per indicare più o meno la stessa cosa, la nuova capitale che nascerà da un’iniziativa visionaria di sviluppo. Il Presidente Obiang Nguema Mbasogo ha deciso di creare qui, “in  mezzo al nulla” la nuova capitale amministrativa, una città all’avanguardia, con infrastrutture, uffici governativi, complessi residenziali, hotels, tutto modernissimo e innovativo, insomma una sorta di Dubai in mezzo alla foresta, che potrà ospitare oltre 200.000 abitanti.  Il progetto è opera dello studio di urbanistica portoghese Future Architecture Thinking, ed i lavori di costruzione saranno sostenuti da Cina, Brasile, Spagna e Corea, ed un tocco italiano.

La costruzione di Oyala (nome più usato) è iniziata nel 2017 : oggi, malgrado le ambizioni di sviluppo, la città è ancora in fase di costruzione ed è abitata da pochissime persone. Si mormora che sarà pronta nel 2035.

Ecco alcuni esempi di costruzioni ultimate

 


Certo, vedere questo sfarzo “vuoto” fa un certo effetto, soprattutto quando si incrociano i pochi villaggi, dove la gente vive ancora in case di lamiera e attinge l’acqua dal pozzo.

Tra le attività da fare vicino all’hotel, c’è una gita lungo il rio Wele con una rustica canoa in legno.

 

 

E poi il meraviglioso incontro con alcuni schimpanze’ abituati al cibo locale (pane, banane e latte), che si lasciano coccolare, anzi sorridono felici dopo i “grattini” sulla schiena! Avrei voluto  trascorrere giorni con queste splendide creature, dai gesti così umani. 

 

 

 

ad un’ora e mezza di auto si trova il  Parco Nazionale di Alen, dove faremo un breve trekking. La guida dice che qui vivono varie  specie di animali, tra cui gli elefanti, ma, francamente, non si vedrà nulla, tranne una fitta giungla.

Sulla strada si attraversano alcuni  villaggi

 

Qui c’è una scuola

 

 

A Merebe, si vede, finalmente, l’Africa, quella dei bambini che danzano seguendo la musica dei suonatori di strumenti semplici, fatti a mano 

 

 

 

 


Più avanti si trova Mongomo, famosa per tre cose: 1) e’ il confine con il Gabon. 

 

2) e’ la città natale del Presidente e della moglie (e qui si vedranno tenute circondate da  muri di protezione lunghe decine di chilometri: sembra di essere nella soap opera Dallas, degli anni 1980).

3) c’è una grande basilica, che appare dietro ad un colonnato, che è una imitazione della Basilica di San Pietro. 

 

 

Lui è il Vescovo

 


Sulla strada ci fermiamo in un’azienda dove si producono caffè e cacao.

Poco lontano c’è una  bella spiaggia, naturale, un altro simbolo della bellezza del paese.

Ancora piccoli villaggi lungo la strada


Alla sera assistiamo ad un rito Bwiti dell’etnia Fang. Il Bwiti è una pratica religiosa e spirituale , il perfetto connubio tra animismo, culto degli antenati e influenze del cristianesimo, tipica di alcuni paesi dell’Africa occidentale. Tutto si svolge in una specie di tempio: si inizia con il rituale dell’iboga, una pianta psicoattiva, considerata sacra, che induce stati di trance e visioni. il rito serve come mezzo di comunicazione con gli spiriti degli antenati, facilitando l’ introspezione e la crescita personale.
Dopo aver consumato l’iboga, partono riti, danze, canti, che proseguono fino al mattino. Dopo due ore (alle 22h) abbiamo deciso di partire, poiché tutto sembrava diventato uguale. Meno male, perché il giorno dopo incontreremo una delle donne che ha partecipato al rito e ci ha confermato che hanno ballato fino alle 6h del mattino. Tra l’altro io ho voluto provare l’iboga: sinceramente l’unica sensazione che ho avuto è la lingua  anestetizzata, ma per il resto, nessun effetto!

 

Anche in questa parte della Guinea Equatoriale si troveranno alcuni Hotel lussuosi, nuovi e praticamente con pochissimi clienti.

 

 

Da Kogo, la barca a fondo piatto, lascia il piccolo porticciolo per raggiungere la bella isola di Corisco, a circa 2h di navigazione. A metà strada sorgono altre isole, come Elobey Chico. 

Questa piccola isola, oggi totalmente selvaggia, ha un passato tristemente famoso: era il centro del controllo e gestione del commercio di schiavi e materie prime che entravano nell’oceano attraverso la via fluviale dal Rio Muni. Pare ci siano rovine sull’isolotto. Abbiamo attraccato e cercato di partire in esplorazione, prima che la marea diventasse una trappola, ma la selva molto rigogliosa e fitta ce lo ha impedito. Ci sono alcuni segnali che indicano una presenza umana in passato: un muretto, un piccolo canale e qualche pezzo arrugginito.

 

 

Corisco e’ un’isola dal gusto antico, dove il tempo sembra fermo. Qui vivono circa  3000 anime, ma noi incroceremo pochissime persone.

 


Qui si parla principalmente francese perché il Gabon è più vicino alla terraferma della Guinea Equatoriale. L’isola di Corisco è strategicamente importante, sia per la ricca biodiversità che storicamente, come riferimento di commercio tra le popolazioni locali e gli europei durante il periodo coloniale.   La natura incontaminata e l’atmosfera autentica e rilassante ne farebbero una destinazione turistica da sogno per chi cerca un luogo ancora intonso, privo da contaminazioni ,  anche se le due strutture ricettive sono basiche, ma io spero rimanga  così, totalmente senza “contaminazioni “. 

A Corisco  si trova la più bella spiaggia di tutta la Guinea Equatoriale, una lingua di sabbia bianca che bacia un mare cristallino. Davanti a questa splendida spiaggia si trovano alcune ville lussuose, che, guarda caso, sono di proprietà della famiglia del Presidente, come la maggior parte degli edifici moderni.

Gli abitanti di Corisco vivono una vita semplice, dedicandosi principalmente alla pesca.

 

 

 

 


Anche le loro case sono modeste, con tetti in lamiera. In compenso la Chiesa nuova è splendida, con la sua forma  di chiglia rovesciata.

 

Accanto, la vecchia chiesa abbandonata.

La sera a Corsico i bungalow avranno poche ore di luce date da piccoli generatori, ma il silenzio dell’isola accompagna sogni infiniti. In lontananza, si vedono le luci della capitale del Gabon, Libreville.

Tornati sulla terraferma si parte per Bata da dove prenderemo il volo per tornare a Malabo e poi il volo di ritorno.

La Guinea Equatoriale è un mistero, una sorpresa dolce e amara, un’Africa che non immagini e ti disorienta. Aeroporti nuovi, curati, che oggi accolgono pochi aerei al giorno. Una rete stradale intonsa, perfetta, che raggiunge anche luoghi remoti, ma senza traffico. Hotel sfarzosi degni dell’ultima Dubai, con un numero impressionante di personale e pochissimi clienti (per la maggior parte businessmen o manodopera estera), alcuni, in luoghi sperduti, sembrano cattedrali nel deserto. Proviamo a pensare che il, forse lungimirante,  Presidente, conscio che i giacimenti petroliferi finiranno tra uno o due decenni, abbia deciso di puntare sul turismo, creando infrastrutture e complessi edilizi di alto livello che possano accogliere una clientela spendacciona! Oggi la Guinea Equatoriale mi appare come un paese con grandi risorse naturali ma con gravi disuguaglianze sociali ed una situazione politica certamente tesa. In ogni caso non siamo nel paese di Bengodi: non passa inosservato che la famiglia del Presidente controlli tutto. L’esempio sono i blocchi lungo la strada, dove vengono chiesti e visualizzati i documenti dei passeggeri.


E poi l’Esercito, che abbiamo visto un paio di volte per strada: decisamente più numeroso della popolazione.

Perché? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Vi saluto con molti ritratti, storie apparentemente comuni, ma, in questo paese, decisamente enigmatiche

 

 


 

 


 

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