Il mio viaggio in Sudan del Sud lo sognavo da molto tempo. Cercavo un paese con culture ancestrali, tante, diverse, dove poter trascorrere un po’ di tempo e capire l’influenza del mondo esterno. Alcuni amici, viaggiatori esperti, mi hanno detto : “ma cosa vai a fare ventitré giorni in Sud 🇸🇩? “. In realtà, è il mio sogno di reporter mancata che viene fuori, ma, soprattutto, il voler vivere intensamente la realtà, che un viaggio organizzato o un viaggio mordi e fuggi non ti mostrano.
Vi anticipo che questo è stato uno dei viaggi più difficile mai fatti. È stato difficile vivere senza acqua, senza elettricità per giorni e giorni, cucinando al limite dell’igiene, in luoghi sperduti, tra zanzare o pioggia scrosciante, dentro una tenda militare (francamente confortevole), ma è stato molto più difficile scoprire come vivono queste popolazioni nel ventunesimo secolo. È stato come aprire il vaso di Pandora, e vedere venire alla luce anche realtà, che non vorresti mai conoscere.
C’è un intero paese nel mondo, un grande stato, dove la vita ruota solo intorno alle donne e alle mucche. Sembrerebbe una battuta o l’inizio di una fiaba dal lieto fine. Invece è una realtà, perché, come recita un proverbio Mundari : “senza vacche, niente moglie. Senza moglie niente figli. Senza figli la tribù muore”
Il Sudan del Sud è il paese più giovane del mondo, nato nel 2011 (dopo una lunga guerra civile con il Sudan del Nord), uno strano posto dove tante tribù (64), convivono più o meno serenamente.
Per questo gli idiomi sono molti, così come le loro credenze. Anche se una parte degli abitanti ha conservato il credo tradizionale, quindi sono animisti, la grande maggioranza è cristiana, in prevalenza cattolica. In realtà, su questo si può aprire una discussione. La maggior parte delle tribù si dichiarano cattoliche e pregano Gesù Cristo. Alla domenica organizzano la funzione sacra nel loro accampamento e si riuniscono tutti, sotto un albero, dove un catechista officerà la messa, spesso con l’eucarestia.
Fin qui sembra tutto normale. In realtà c’è una stranezza, che coinvolge tutte le tribù « cattoliche » del Sud Sudan, ed è che sono poligami, quindi un uomo può avere tante mogli. Quante? Dipende esclusivamente da quante può comprarne (io ne ho conosciuto uno che ne ha 9 ed un’altro che sposerà la numero 9 tra tre settimane) e tutta la sua vita sarà impegnata a cercare solo quello, di poter comprare più mogli.
Inoltre è azzardato parlare di serena convivenza. In Sud Sudan il dialogo è una parola quasi sconosciuta: è decisamente più facile ricorrere alla violenza, imbracciando un Kalashnikov, per vendicarsi delle ingiustizie subite. Questo è la conseguenza di trent’anni di conflitti, e l’accordo di pace firmato alcuni anni fa, è solo un pezzo di carta.
Nel paese si contano molti gruppi e sottogruppi etnici, considerati tra i più poveri al mondo, ma che conservano, tutti, la loro cultura identitaria ed i loro stili di vita ancestrali.
Il viaggio tra le tribù è un ritorno al passato, un’immersione totale in un mondo surreale, molto lontano da noi, e assolutamente pieno di contraddizioni.
Il Sudan del Sud è quel paese dove vi sono più voli umanitari che di linea, aiuti che hanno anche contribuito a costruire la capitale ed infatti i prezzi sono alle stelle. Il paese vive sul mercato nero e la corruzione, che non giustifico, ma credo anche che i poliziotti siano pagati con uno stipendio da fame e quindi “si prendano” un’integrazione al misero salario. Detto questo, non si vedono in giro turisti, ma, fuori città, le uniche auto che si incrociano sono delle ONG o ONU (anche come questa).
Il Sud Sudan è considerato uno dei paesi con il più alto tasso di corruzione al mondo.
Noi avremo spesso lunghe soste obbligate, anche quando una fune in mezzo alla strada ci costringerà a fermarci. La nostra guida ha già pronti i pass (per transitare bisogna richiedere, prima del viaggio, i lasciapassare) che mostrerà al richiedente o al poliziotto, allungando qualche banconota arrotolata.
In un paio di posti poi, la mia compagna di viaggio ed io, saremo invitate a rimanere al ristorante e pranzare alle 10h30 del mattino, mentre le guide negozieranno la nostra scorta.
Le tribù più conosciute sono i Mundari ed i Dinka, che hanno in comune il fatto che vivono in completa simbiosi con gli animali.
I Mundari sono un piccolo gruppo etnico imparentato con il popolo nilotico.
I Mundari, come i Dinka, sono noti per la loro altezza (moltissimi oltre i 2 metri, ed una media che supera 1,85 metri). Si ritiene che, insieme ai Tutsi del Ruanda, siano le persone più alte dell’Africa.
qui sopra la mia simpatica compagna di viaggio posa con ragazze e ragazzi della tribù.
Le tradizionali terre tribali Mundari si trovano a circa 75 chilometri a nord di Juba, la capitale del Sudan del Sud e hanno il loro centro nella città di Terekeka, nello stato dell’Equatoria Centrale. Il territorio, come gran parte del Sud Sudan, è prevalentemente pianeggiante, con fiumi e laghi che forniscono una base fertile a sostegno del pascolo del bestiame.
In molti piccoli villaggi Mundari , ancora oggi, vengono praticate le scarificazioni del viso e del corpo. I villaggi Mundari sono interessanti anche per l’architettura delle capanne e dei granai.
Ma la cosa più interessante è indubbiamente seguire uno degli accampamenti, e lasciarsi immergere in un’ambientazione con uomini cosparsi di cenere, e mucche dalle lunga corna a mezzaluna, che si perdono tra una coltre di fumo che si forma dalle pire di letame. Un’atmosfera ovattata che sembra uscita da un film, ma è la vita giornaliera di alcuni milioni di abitanti. (Ad esempio i Dinka sono circa due milioni).
Le massicce mucche dei Mundari dalle lunghe corna sono considerate le “regine del bestiame”. Fanno parte della famiglia Sanga di razze bovine africane millenarie, uno straordinario incrocio tra i bovini egiziani e gli zebù indiani. Alcuni studi dicono che le grandi corna siano un adattamento ai climi caldi, in quanto facilitano la dispersione del calore corporeo.
I Mundari, come le altre tribù nilotiche, sono molto orientati al bestiame: il bestiame serve, solo in alcune occasioni, come cibo, ma soprattutto è la forma di valuta (per acquistare le mogli), ed un segno di status. I matrimoni vengono organizzati dal potenziale sposo che offre bestiame alla famiglia della sposa e i mariti possono prendere quante mogli riescono a comprare.
Per quanto riguarda la scarificazione, come rito di passaggio all’età adulta per i giovani, nel caso dei Mundari, il tipico modello di cicatrice è costituito da due serie di linee parallele, ciascuna su entrambi i lati della fronte, che si estendono con una pendenza verso il basso e non sono collegate al centro.
Il “patrimonio” delle tribù è dato dal numero di capi di bestiame posseduti. Qui, un uomo con una mandria numerosa, può avere anche nove (o più) mogli. Il prezzo della moglie (in mucche e capre) viene negoziato tra il padre (o lo zio) del futuro sposo ed il padre (o zio) della futura sposa (prima della guerra si consideravano almeno 20 mucche, oggi almeno il doppio).
La vita nell’accampamento è ritmata da lavori specifici: per scaldarsi, i Dinka ed i Mundari accendono fuochi prodotti con lo sterco degli animali, lasciato seccare sotto il sole, che, alla sera, diventa il prezioso combustibile. La luce della sera crea un’atmosfera ovattata, con lunghe figure che si aggirano tra l’armento avvolti dalla fuliggine: sembra un quadro.
Negli accampamenti,le zanzare sono molto attive. Per questo, per proteggersi, le persone si spargono la cenere di letame in faccia (in particolare sulle sopracciglia).
I denti (bianchissimi) vengono lavati con la cenere, ma soprattutto, puliti costantemente con bastoncini di rametti.
La giornata inizia con la pulizia delle mucche con la cenere per cacciare gli insetti. Gli uomini massaggiano le proprie mucche e si percepisce il rapporto simbiotico con gli animali.
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anche i bambini vivono a stretto contatto con i propri vitelli
poi c’è la mungitura
Dopo, gli uomini partono per il pascolo. I bambini e le donne puliscono il campo (lo sterco fresco viene raccolto e posizionato in più angoli dell’accampamento e lasciato seccare). Alla sera, i fumi che si sprigionano, servono anche a tenere lontane le zanzare.
La giornata è silenziosa nel campo.
Si rianima verso sera, quando le mucche rientrano e le attività sono molte. Ogni proprietario deve attaccare i propri capi di bestiame al picchetto specifico.
Un altro esempio di simbiosi uomo-animale è che i Mundari si lavano con l’urina delle mucche. L’urina della vacca è preziosa. Serve sia per lavarsi, sia da bere, sia da usare come repellente: contenendo ammoniaca, allevia anche il bruciore delle punture. L’urina serve anche per tingersi i capelli (si vedranno molte persone con i capelli di una tonalità tra il giallo e l’arancione)
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Un’altra attività che nella nostra cultura sembra incredibile, e’ quella di soffiare nella vagina della mucca. Questo fa aumentare la produzione di latte.
Ogni capo di bestiame Mundari può valere anche 500 euro (un toro può valere anche 2500€), e quindi il campo deve essere protetto: gli uomini normalmente dormono fuori dalle tende e continuano ad essere armati, malgrado il governo abbia imposto il disarmo nelle tribù. Per questo non mi lasceranno fotografare i fucili.
Ogni proprietario avrà gran cura delle corna delle mucche: queste verranno incise e plasmate per ottenere forme diverse.
Gli uomini spesso fumano il narghilè o altro
E socializzano
le donne sono bellissime, con il loro portamento regale
I Dinka formano la tribù più numerosa del paese. Circa un quarto della popolazione del Sudan del Sud è della tribù dei Dinka. Il rapporto tra gli uomini e le mucche è simbiotico, perché queste rappresentano il bene più prezioso, come i Mundari. Sono, innanzitutto, la dote per il matrimonio e quindi ogni uomo sogna di possederne molte. Ogni adolescente, durante l’iniziazione, cioè il passaggio a uomo, riceve il suo vitello, da cui prenderà il nome e con cui crescerà.
Eseguono rituali per l’iniziazione dei ragazzi all’età adulta tagliando le linee sulla fronte dei ragazzi, anche se questa pratica sta lentamente scomparendo.
Alcuni (anche donne) hanno scarificazioni anche su altre parti del corpo.
Così come esiste ancora in molte famiglie la tradizione di togliere i denti inferiori. Ci saranno molti bambini cui sono stati asportati i denti. Tra l’altro mi hanno detto che i denti vengono tolti con utensili rudimentali, ed anche questa è una prova di resistenza al dolore fisico.
L’aspettativa di vita di queste tribù è inferiore ai 60 anni. La maggior parte di loro non conosce né il suo anno di nascita, ne’ quello dei figli.
Per i Dinka, la migrazione delle mandrie segue le piogge, per questo si spostano su una terra che fa gola a molti, ad esempio per il petrolio.
Al mattino, prima di portare la mandria al pascolo, molti uomini fumano marijuana .
Nel pomeriggio un padre lava il figlio con l’urina delle mucche
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Alcune donne (altissime) posano con orgoglio
Durante il giorno, dopo aver finito tutti i lavori nell’accampamento, le donne danzano,
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mentre i ragazzi giocano ad una sorta di dadi, con i sassi o a domino.
Altri si allenano nel wrestling, lo sport locale.
Ed ecco il mio body guard, bello come il sole, che, su mia richiesta, posa con le ragazze ed i ragazzi dell’accampamento, tutti altissimi.
Qui lo sto seguendo mentre andiamo nell’accampamento ed i maschi salutano, felici di tornare ad essere al centro dell’attenzione.
Verso sera si sente il corno che richiama le mucche
Molti hanno segni di modernità nell’abbigliamento e nel possedere un telefono, un orologio o la maglia di un giocatore di calcio.
Questa è una parte della famiglia che si sposta: in questo caso hanno anche un paio di asini.
Nell’otre viene conservato il latte.
Poi alcune ragazze mi seguono fino al nostro accampamento, e si metteranno in fila per vedere il loro viso riflesso nello specchietto retrovisore della nostra auto.
Lasciamo il campo con un saluto ai bambini
Ed una visione del sole che sta per calare
Poco oltre, lungo il Nilo Bianco, vivono i Dinka che hanno deciso di non allevare il bestiame, bensì diventare pescatori.
Questa è la più grande zona umida dell’Africa e una delle più grandi zone umide tropicali del mondo e rappresenta uno dei più grandi ecosistemi di acqua dolce del pianeta.
La barca attraversa il fiume verso l’altro lato e verso le isole.
Gli Akwakwa vivono sulle fragili sponde del Nilo Bianco. Una terribile alluvione ha distrutto gran parte dei loro villaggi. Oggi vivono in capanne, a pochi metri dal fiume. Il pesce è la loro ricchezza, il loro denaro e la merce di scambio.
Anche qui, poche famiglie ma tantissimi bambini, che ci corrono incontro. La maggior parte sono nudi
il capo famiglia fuma una lunga pipa
I grandi pesci vengono messi a seccare al sole, poi portati a Bor, in città.
Al mercato di Bor si troveranno tre tipi di pescato: quello fresco, quello essiccato e quello sotto sale. Purtroppo non mi hanno lasciato fotografare l’interessante preparazione del pesce sotto sale.
Bor (che significa “acqua”) è una città che ha subito tragici scontri tribali; La città di Bor è stata tra gli epicentri dei combattimenti scoppiati nel 2013, che hanno provocato un diffuso sfollamento di civili, ed un numero impressionante di morti, che tentavano di attraversare il fiume. Qui vivono anche molti disperati fuggiti dal Darfur.
Oggi, molte organizzazioni umanitarie sono presenti nella zona.
Lo stile di vita dei Mundari sta lentamente cambiando. I giovani, vanitosi, cominciano a guardare il mondo esterno sugli smartphone cinesi, mentre portano il bestiame al pascolo.
Dov’è il mondo esterno? Molto vicino, poiché la Cina sta finanziando e costruendo un’autostrada che collegherà Juba a Terekeka, la città dei Mundari. La regione è stata devastata dalla guerra, ma il sottosuolo è ricchissimo: il programma cinese di sfruttamento petrolifero nel Sudan del Sud è ben avviato. Anzi, poiché gli analisti hanno valutato il paese come la terza riserva petrolifera più grande dell’Africa, ebbene, sono ancora loro, i lungimiranti cinesi ad essere, silenziosamente presenti.
Chissà come cambierà la società tradizionale Mundari tra un po’ di anni, e se la “febbre gialla”, i Cinesi, spazzeranno via quella cultura e quello stile di vita relativamente sostenibile che ha sicuramente più fascino di tutto il ciarpame dell’ondata di modernizzazione che si trascinano dietro nella loro silente invasione.
Per ora vi lascio qui, ma vi invito, a breve, a leggere la seconda parte del mio intenso viaggio nelle tribù del Sud Sudan. Sarà un racconto dai toni colorati, perché le donne delle tribù amano i colori vivaci, ma anche in bianco e nero perché la vita nelle tribù è una lotta per la sopravvivenza e soprattutto la condizione delle donne è tra le peggiori che abbia mai visto, perché vengono loro negati i diritti fondamentali.