Nell’immaginazione comune il luogo ideale e’ sole, mare cristallino, un po’ di armoniosa tempesta, rena bianca, musica festosa e, perché no, anche l’idea d’incontrare i Pirati ed il Corsaro Nero.
Benvenuti a Barbados, la più orientale delle piccole Antille, in mezzo a quel poetico Mar dei Caraibi. Barbados ha 430 km quadrati ( la lunghezza è di 34 chilometri e raggiunge i 23 km di larghezza) ed un misto di paesaggi che passano dall’irruento Oceano che s’infrange sulle coste orientali, facendo felici orde di surfisti che cavalcano l’onda, alle acque cristalline e le bianche spiagge della costa occidentale che richiamano il turismo lento e meditativo, o, verso sud, la movida, a ritmo di calypso. E poi l’interno, fatto di prati verdi e casette multicolore, un presepe.
Prima gli Spagnoli, poi i portoghesi, ed infine gli inglesi fino al 1966. oggi Barbados è un ex colonia inglese ed e’ un vero paradiso (non solo fiscale).
La capitale, Bridgetown è Patrimonio dell’Unesco. Un quadretto dell’infanzia, fatto anche di casette dai vivaci colori, quasi case delle bambole, che nascondono negozi o bar o ristoranti, un ambiente così pittoresco e allegro, che si ritrova anche in altre zone dell’isola.
Come St Lawrence Gap, una delle zone più turistiche dell’isola, ma anche la più vivace. Qui si trovano artisti che propongono le loro creazioni, graziosi bar colorati dove assaporare la cucina locale, o semplicemente sorseggiare un buon rum e lasciare che le natiche seguano i ritmi della soca, o soul calypso, quella musica “dance” che mette insieme il suono cadenzato melodico del calypso con le percussioni.
poco oltre St Lawrence, Oistins continua la cultura del lieto vivere. Vivace sempre, ma, in particolare il venerdì tardo pomeriggio, quando gli Oistins Bay Garden apparecchiano i loro chioschi colorati. La festa inizia con il profumo del barbecue. Il pescato del giorno viene cucinato sul posto, in questo meraviglioso ambiente da sagra paesana, dove la musica sale verso quel tramonto infuocato, mentre i profumi delle spezie invadono l’aria, che sorride. Tavoloni e panche aspettano che i turisti e la gente locale condividano momenti di spensierata allegria, davanti al piatto del giorno o una fresca aragosta, da accompagnare ad una buona birra, o, se preferite, un vero rum punch!
E, dietro il cielo s’infiamma
Dover Beach è una spiaggia dorata. Perfetta per chi vuole fare attività fisica, ma anche per chi vuole bere un buon rum pieds-dans-l’eau! O semplicemente trascorrere la giornata sdraiati su un lettino, baciati da quei raggi solari così piacevoli in una giornata dove le nuvole giocano a nascondino.
Da St.Lawrence, risalendo verso la capitale, la strada scorre lenta (sembra il traffico sull’Aurelia in Liguria in estate), con i pulmini locali che schiamazzano a suoni di trombe, cercando clienti. Se allungate la mano sentirete il rumore gracchiante dei freni. Soprattutto quando il traffico è continuo, il pulmino non si ferma, rallenta ed occorre saltellare velocemente verso la porta spalancata con il bigliettaio che urla « veloce veloce ».
In realtà poi ci sono delle fermate stabilite, ed in questo caso, comode sedie con fantasiose pensiline, dove ripararsi dai raggi nervosi.
Se invece avete voglia di camminare, le spiagge si susseguono, fino alla capitale. Una passeggiata piacevole, tra la morbida sabbia ed il rumore delle onde che si infrangono. Rockley Beach è la spiaggia di fronte all’Accra Hotel & SPA, una delle più larghe, anche perché la maggior parte delle spiagge della zona sono lunghe ma sottili. Un gioiello, protetto nella parte centrale da alte palme.
Alcuni fortunati vivono in queste deliziose case coloniali che sembrano uscite da una fiaba, dolcemente adagiate su una spiaggia dorata.
Più avanti si attraversa una zona selvaggia, con splendide palme che si inchinano verso quel mare dal sapore antico. Qui si incontra principalmente gente locale.
qualcuno fa un pisolino baciato da lievi brezze
E finalmente si arriva a Pebbles Beach, un’altra bella spiaggia, con in lontananza il profilo delle grandi navi, quelle crociere che solcano i Caraibi, saltellando da un’isola all’altra.
Qui si trova anche Cuzz’s fish cafè, un chiosco che ormai da due generazioni serve il migliore street food dell’isola. Il sandwich con il pesce (“flying fish o marlin”) grigliato sul momento, dopo una perfetta marinatura , è una vera delizia, per cui vale la pena mettersi in coda sotto un sole impietoso.
Partiamo, al mattino, dall’Accra Hotel & SPA, per il giro dell’isola, in senso antiorario, per evitare le lunghe code dei lavoratori che vanno in città.
La strada che porta verso Crane Beach attraversa una campagna bucolica, dove gli alberi di mogano ondeggiano.
E poi appare lei, Crane Beach. Un vialetto porta al bagnasciuga di una baia circondata da scogliere dolci a picco sul mare.
Certo, le foto non sembrano la cartolina che si sogna, ma mi piace sapere che le alghe antiestetiche non sono inquinamento provocato dall’uomo e questo mi basta.
Lungo la strada interna si incontrano pascoli di mucche e la famosa pecora Black Belly, antenati africani ma importata dagli europei sbarcati con le navi nel secolo scorso. Famosa anche per la sua carne molto pregiata.
Il faro di East Point guarda l’Africa
La strada procede fino alla Chiesa di Saint John, da dove si gode una straordinaria vista sulla costa orientale, decisamente più selvaggia e meno sfruttata della parte occidentale.
A Barbados sono nate delle particolari case simili a quelle che oggi chiamiamo “tiny house” le casette prefabbricate che possono facilmente essere spostate.
Ancora oggi sull’isola ci sono molti esempi. La « Chattel House » (Chattel: bene mobile), è nata nel XIX secolo: gli schiavi, liberati nel 1938, decisero di continuare a lavorare a Barbados per diversi proprietari di piantagioni da zucchero. Da qui l’idea di costruire case provvisorie e facilmente trasportabili. Strutture ad incastri a tutto legno, facili da smontare e rimontare, spesso posate su una base di pietra calcarea, tanto da sembrare appoggiate al suolo.
Ma la caratteristica principale delle casette di Barbados (e non solo le Chattel House) sono soprattutto i vivaci colori dell’esterno. Vere case delle fate, uscite dalla penna di una scrittrice di favole per bambini. Le case della Barbie sono disseminate ovunque, dal centro città, fino all’aperta campagna. Una nota di allegria che fa capire la gioia di vivere della popolazione, ed a vederle si pensa subito alla musica locale, un calipso ritmato.
Una delle più belle spiagge di Barbados si trova un po’ più a nord. La si vede dall’alto, lasciando la strada principale per una secondaria che porta, in poco tempo, proprio su un belvedere, Hackletons Cliff.
E poi si scende, fino a quando il fragore delle onde, che si infrangono sulle rocce, ti distrae.
Bathsheba è scenografica, una lunga spiaggia con rocce imponenti che la incorniciano. Semi deserta, con le sue onde che in molti periodi dell’anno richiamano surfisti da tutto il mondo. Una spiaggia molto selvaggia e naturale, bella proprio perché è intonsa, con la sabbia che si mischia a conchiglie e ciottoli dalle mille foggie e colori, e, dietro, quella natura verdeggiante che sa di linfa.
Continuando verso nord, la strada si inerpica e passa tra distese di cotone e di grano.
Morgan Lewis Windmill è un meraviglioso mulino a vento, l’ultimo rimasto operativo. Gestito dal National Trust delle Barbados, è un monumento storico.
Più avanti, le piantagioni di canna da zucchero spuntano all’improvviso. Qui, in mezzo ad una natura rigogliosa, c’è un treno speciale che porta alla degustazione del rum, quello vero, nato proprio alle Barbados nel XVII secolo. La prima distilleria risale al 1640. Il treno del rum, St.Nicholas Abbey Heritage Railway percorre i 400 ettari della piantagione St Nicholas. Il tour finisce nella Great House per la degustazione di quel rum che matura 18 anni in botti di quercia.
Se poi non volete addentrarvi fino qui nella campagna dell’isola, subito fuori Bridgetown (direzione nord), c’è la Mount Gay Rum Distillery, che fa quello che è considerato il rum più antico prodotto in tutto il mondo.
Si procede fino al punto più a nord dell’isola, Animal
Flower Cave, posto decisamente turistico, con un Ristorante a picco sulla scogliera. Bella la vista sulle piscine naturali di roccia. Qui c’è una grotta oceanica cui si accede tramite gradini, con un fondale corallino, purtroppo non visitabile quando sono stata io per motivi di sicurezza.
negozietti di souvenir
È ora di tornare sulla costa occidentale, e tuffarsi nel turismo elitario. Port St Charles è un lussuoso complesso turistico, situato vicino a Speightstown, la seconda città delle Barbados. Maestose ville e appartamenti si affacciano su una laguna interna, che permette ai fortunati proprietari di parcheggiare il loro yacht davanti a casa. L’entrata in laguna è rigorosamente riservata ai residenti.
poco oltre, un ottimo ristorante dove provare la cucina locale. Il Fisherman’s Pub sembra una trattoria d’altri tempi. Il cibo ha una pessima presentazione, ma credetemi è ottimo, proprio come la cucina delle nostre nonne. La Macaroni Pie è gustosissima, con il ripieno di besciamella e spezie locali e la crosticina di ottimo formaggio. Anche il pesce fritto (frittura leggera) è molto buono. I tavoli sono grezzi ma, non solo la qualità del cibo è Top, anche la location: Una terrazza sul mare dalle acque cristalline. Talmente perfetto che l’orrendo aspetto dei piatti non è più importante.
La strada prosegue lungo un’altra zona residenziale: Sugar Hill Estate e Westmoreland sono quartieri abbarbicati a pochi chilometri dalle spiagge. Grandi cancelli proteggono la privacy degli abitanti della Beverly Hills di Barbados.
In zona si trovano anche il bellissimo Sandy Lane Hotel e la casa di Rihanna, che è nata a Barbados.
Sempre in questa zona si trova la St. James Church, la più antica chiesa anglicana dell’isola.
la Spiaggia Paynes Bay Beach è molto bella, tanto da meritarsi il soprannome di “Platinum Coast”
Ma per quanto riguarda le spiagge arriviamo a quella che per me è in assoluto la spiaggia più bella dell’isola, perché incarna il concetto di “sabbia bianca, mare turchese, acqua cristallina”. Carlisle Beach è appena fuori città’. Malgrado sia alle porte della capitale ed anche piuttosto vicina all’imbarco delle navi da crociera, quando ci sono stata io, buona parte della lunga laguna di rena bianca era libera. Stupenda, anche se consiglio vivamente di affittare sdraio e ombrellone perché ci sono pochissimi alberi e qui il sole brucia. Oggi Parco Marino, da qui partono escursioni per le immersioni subacquee: nei fondali si trovano resti di antiche navi che passavano di qui al tempo dei pirati.
Per quanto riguarda le spiagge ne segnalo anche un’altra bella, a sud ovest, dopo St Lawrence Gap e prima di Oistins: Welches Beach, con splendide palme che fanno da cornice.
Bridgetown è una piccola capitale (meno di 100.000 abitanti). Il centro è molto colorato, tra le mercanzie dei venditori, che espongono lungo la via pedonale, e gli edifici coloniali dai colori pastello, disseminati ovunque.
Il quartiere storico ha vicoli tortuosi, diversi dalla pianificazione spagnola ed olandese. L’isola è la fusione tra culture creole ed anglofone. Qui l’architettura caraibica georgiana esplode nelle case e nelle chiese. Il sito è diventato protetto dall’Unesco dal 2011 : città coloniale britannica con edifici storici dal diciassettesimo al diciannovesimo secolo ed una importante guarnigione (the Garrison)
Influenze africane, europee ed orientali: un mix perfetto che si riflette nella cucina locale. Dall’ottimo agnello (uno dei migliori al mondo), al pesce, re di tutte le tavole. Il piatto nazionale è il Flying Fish (fritto), che, come ho già detto, si trova, molto buono, anche come street food. Tra le specialità locali, ricordo di nuovo la Macaroni Pie, lo sformato, fatto con maccheroncini al forno, conditi con besciamella e spezie profumate, ricoperti da una croccante crosticina fatta da formaggio gratinato. La si trova ovunque, spesso considerata in accompagnamento a carni.
Dopo una settimana nella Piccola Inghilterra dei Caraibi (così è chiamata Barbados), è ora di partire alla scoperta delle altre Piccole Antille, questa volta però partiamo in crociera, saltellando da un’isola all’altra, portandoci dietro la felicità dell’atmosfera caraibica , da condividere.