All’entrata via terra i controlli sono estenuanti. Oltre al visto gratuito online, PCR e attestato vaccinazione, vengono controllati ed aperti tutti i bagagli. Poi, finalmente, arriva l’ok e si inizia a percorrere quel centinaio di chilometri che portano alla capitale. Sembra uno stato appena nato, o meglio, che sta per nascere. In mezzo al deserto di sabbia e pietre, appare un paese in profonda trasformazione. Un cantiere a cielo aperto che, tra l’altro, si sta preparando ad accogliere i mondiali di calcio tra pochi mesi. 14 campi di calcio stanno per sorgere in mezzo a distese di sabbia, perché, se non c’è una grande storia da raccontare, meglio puntare su uno stratosferico futuro fatto di innovazione e creazione.
Ed ecco che una delle nazioni più ricche al mondo (PIL per capita), mostra le sue contraddizioni, facendo sfilare sulla stessa passerella il lusso sfrenato (dei 300.000 Qatarioti) con la povertà dell’oltre milione e mezzo di immigrati che arrivano dal sud est asiatico per lavorare a basso costo.
Doha è un’immersione nello spirito del Qatar con la modernità che abbraccia la tradizione.
Sono arrivata a Doha la sera del 18 dicembre, la giornata nazionale, detta anche “ il giorno del fondatore”, che commemora l’unificazione del paese del 1878.
La popolazione è molto fiera e scorrazza lungo la meravigliosa corniche, il lungomare, una splendida passeggiata di sette chilometri, sventolando la bandiera del paese.
Dietro, lo skyline dei grattacieli.
Sono decisamente loro, i grattacieli, i protagonisti di questo stato: la sfida tra i paesi più ricchi del mondo si combatte anche così, mostrando architetture dalle fogge più strane, che si stagliano verso quel cielo sempre più vicino.
Come the Pearl, l’isola artificiale, che si estende per quattro chilometri quadrati. Un quartiere che nasce proprio dove una volta avveniva la pesca delle ostriche, da cui prende il nome, ricordando un’importante attività economica del Qatar. Oggi questo quartiere residenziale è aperto agli stranieri, che, investendo nell’acquisto di un appartamento qui, possono ricevere la residenza (in un solo giorno) nel paradiso fiscale.
The Pearl è composto da alcune zone residenziali, con architetture diverse, per ogni gusto. I vari stili architettonici si susseguono, creando quel melting pot che tanto piace.
Si parte da Porto Arabia : uno splendido viale sul mare, con ristoranti ed una spettacolare illuminazione serale, con sottofondo di musica (Andrea Bocelli forever), per il passeggio.
E poi c’è la zona decisamente tropicale, dove sorgono Hotel cinque stelle con spiaggia e molo privati (con vista sugli yachts)
si passa poi alla romantica ambientazione veneziana. Oltre un chilometro e mezzo di canali che si snodano lungo le case dai colori caldi, con ponti pedonali su cui passeggiare, per poi sedersi in uno dei vari ristoranti (troverete qui ogni tipo di cucina), magari con vista su una (bruttina ma simpatica) ricostruzione del ponte di Rialto.
la Medina Centrale ha oltre 130 negozi in un centro commerciale, tra piazze, fontane e quant’altro possa far felice una famiglia.
In Qatar puoi trovarti velocemente dai grattacieli avveniristici al ritorno al passato. Basta percorrere la bella West Bay, la Corniche o lungomare con piste ciclabili e da jogging e naturalmente lussuosi malls e ristoranti, oltre agli iconici grattacieli
Ma all’improvviso qualcosa irrompe, facendomi tornare indietro e catapultandomi nella tradizione araba.
Il Souk Waqif di Doha è bellissimo, soprattutto se si arriva nel tardo pomeriggio. Completamente restaurato da un po’ di anni ( prima qui i beduini portavano capre e pecore, usate come merce di scambio), il luogo è veramente d’impatto. Come nella favola di Pinocchio, sembra di essere arrivati nel Paese dei balocchi tra venditori di sogni.
L’artista dei gelati che fa il suo show, il venditore di spezie, il giocoliere ed il gonfiatore di palloncini si ritrovano sulla piazza, da cui parte la via centrale con magici ristoranti dal sapore arabo e negozi dai colori vivaci.
All’interno, nelle vie, venditori di tappeti, di armi, di cuscini, e giocatori di dama.
Ma non mancano aree specifiche dedicate all’oro o alla vendita di uccelli.
Ed eccolo, il famosissimo « Falcon Souk », a pochi metri. la falconeria, cioè l’arte di addestrare i falchi per la caccia è ancora molto diffusa in Qatar. L’amore per questo uccello resta una tradizione molto sentita, tant’è che basta entrare nel falcon Souk, per scoprire un mondo legato a questo strano uccello. I ricchi clienti si accomodano sul divano ed attendono, sorseggiando un te’, che il commesso sleghi e presenti il “ modello” della stagione. Loro sono lì, appollaiati sul trespolo come delle star (i prezzi vanno da qualche migliaia di euro, fino a cifre folli, per quegli esemplari dalla forte personalità).
Lo chaperon viene tolto solo davanti al compratore, per permettere quello sguardo che scatenerà ammirazione o intesa o indifferenza.
E poi c’è L’ospedale per i falchi, una vera e propria struttura sanitaria dedicata alla cura di questi uccelli. La dimostrazione dell’importanza e dell’amore dei qatariani verso questo uccello è confermata dal fatto che anche la linea aerea ufficiale del paese permette di prenotare un posto a sedere in business class per il falco.
Ma c’è un altro animale che è molto stimato in Qatar. La corsa dei cammelli (qui sono dromedari, ma userò il termine cammelli poiché appartengono tutti alla famiglia dei camelidi) è uno sport tradizionale diffuso in tutti i paesi del medio oriente. In Qatar si tengono tornei il venerdì soprattutto nella stagione con il clima più fresco, da novembre a febbraio. Fino a pochi anni fa i cammelli venivano cavalcati da giovanissimi bambini (meno di sette anni) provenienti dall’Asia: oggi questo sfruttamento è finito ed è stato sostituito da piccoli robot, costruiti in titanio. I cyber fantini sono comandati da un computer fissato sull’auto del proprietario che segue la corsa in un percorso adiacente alla pista dei cammelli.
A proposito di cammelli, proprio nel mese di dicembre, si tiene nel deserto degli Emirati Arabi un concorso di bellezza: gli esemplari del Qatar sono tra i più belli. Come per una qualsiasi Miss, la competizione è serrata. Per ambire alla corona e avvicinarsi agli elevati standard di “perfezione” estetica, molti allevatori hanno osato usare stratagemmi, come iniezioni di botox alle labbra, miorilassanti per il viso ed iniezioni di silicone per “ammorbidire” la gobba. Insomma un vero e proprio lifting. Ne vale la pena? Beh, che dire, il principale concorso saudita premia Miss Camel (si, perché pare che i maschi litighino troppo e quindi sono difficili da domare!), con ben 5,2 milioni di dollari. In realtà quest’anno oltre quaranta cammelli sono stati squalificati proprio per questo motivo, con una giuria che ha ricordato: “vogliamo premiare una bellezza naturale, senza lifting”. Auguri Miss Camel!
Ma non dobbiamo dimenticare che il Qatar è in realtà un grande deserto. A Sud Est di Doha, a circa settanta chilometri, le dune offrono un paesaggio spettacolare. Il deserto è una parte integrante della cultura dei qatariani, nati beduini. Ancora oggi molti residenti nel paese vivono nel deserto in accampamenti, anche se decisamente più comodi rispetto al passato.
Se volete vedere un posto straordinario, uno dei pochi luoghi al mondo dove il mare si spinge fino al deserto, vi consiglio un’escursione a Khor Al Adaid, o Mare Interno, un sito riconosciuto dall’Unesco, una riserva naturale. Il safari nel deserto inizia con la sosta per sgonfiare le gomme dell’auto 4×4 e prepararla ad affrontare il raid sulle dune. Spettacolare cavalcare le dune del deserto e poi scivolare giù verso il mare: non è un miraggio.
L’escursione prevede una sosta in un luogo dove si possono fare passeggiate con il dromedario.
Dopo il meraviglioso tramonto viene servita una cena beduina in uno dei tanti campi tendati, dove si può anche pernottare.
E si riparte, con un’occhiata dall’alto su quel paesaggio costruito sull’acqua che sembra un ricamo, pensando : “chissà come sarà tra qualche anno”. Non dimentichiamo che fino a quarant’anni fa il Qatar era un piccolo, insignificante e sconosciuto paese del Golfo Persico, che si è velocemente trasformato in un ritorno al futuro. E che futuro!
bye bye. Vi aspetto in Bahrein