“La vita in fondo cos’è? Solo l’attesa di qualcosa d’altro. E la morte è l’unica cosa che possiamo essere sicuri che viene.”
“Era tutto buio e non si udiva nemmeno un rumore; persino le ombre scure sotto la luna piena sembravano gravide di silenzio e mistero”.
Benvenuti in Transilvania, regno di orsi, di castelli, di selva, di muschio, di pini selvaggi, di “c’era una volta”, di leggende che profumano di verità, di inquietanti sorrisi, di strade dipinte, di centri abitati che sembrano presepi.
Il mio viaggio parte da Bucarest, prima tappa la pittoresca cittadina di Sinaia, dove, incastonato come una pietra naturale dentro i Carpazi, si trova uno dei castelli più belli della Romania e di tutta l’Europa, il castello di Peles. Costruito nella seconda metà del 1800 per volere di re Carlo I di Romania, questo castello è un esempio di architettura neo rinascimentale tedesca, con le sue 160 stanze, che furono la residenza estiva della famiglia reale fino al 1947, impreziosite da lampadari in vetro di Murano ed affreschi.
A Sinaia vale la pena fermarsi per una passeggiata, per vedere l’architettura di case e hotel dolcemente immersi in una natura generosa.
Un’ottima sosta culinaria è il ristorante Snow che ha una deliziosa terrazza, perfetta per le giornate estive, mentre l’interno è uno chalet austriaco accogliente come le sue specialità. Dalla Wiener schnitzel (servita con una gustosa marmellata di ribes), alle zuppe che scaldano anche il cuore. Se avete il cuore forte assaggiate quella con la trippa (ciorba de burta) senza dimenticare di mordicchiare il peperoncino giallo, corroborante.
Vlad III, il Principe Vlad Tepes (cioè l’impalatore) , un irrequieto signore, solitario, sanguinario, trasformato a volte in un romantico vampiro, nella penna di Bram Stoker nel suo fortunatissimo romanzo. La strada che porta verso il castello di Bran è intrisa di mistero, è come se l’aria avesse assorbito la fantasia di Bram Stoker e ci si sente immersi in un’atmosfera lugubre. Salendo verso Poiana Braşov (all’Hotel House of Dracula, dove abbiamo soggiornato), una ridente stazione sciistica, all’improvviso tuoni, fulmini e saette anticipano una pioggia battente che si protrarrà tutta la notte, creando quell’atmosfera da film dell’orrore, come avresti immaginato.
Ma quando si pensa alla letteratura di Dracula si parla principalmente del castello di Bran (anche se in realtà il legame tra Dracula ed il castello si limita al fatto che il romanzo è stato ambientato qui). Architettura suggestiva, ambientazione gotica, scalinate tortuose, cunicoli e torri austere che svettano sulla parete rocciosa e le inquietanti stanze dell’orrore della tortura. Anche se pare che Vlad Tepes (l’Impalatore) abbia solo trascorso alcune notti all’interno di questo castello, il castello è splendido, malgrado l’orda di turisti chiassosi in coda alla biglietteria, che scalfisce la poesia di questo luogo.
A pochi chilometri da Bran, c’e Il Libearty Bear sanctuary di Zarnesti, un luogo davvero speciale, voluto da una persona dal grande cuore, Cristina Lapis, che ha deciso di raccogliere gli orsi bruni che hanno storie terribili alle spalle, provenienti da zoo e circhi ma soprattutto dalle mani assassine di rumeni senza scrupoli che catturano gli orsi e, dopo averli resi “innocui” ,con orrendi maltrattamenti, come renderli ciechi o tagliare i denti e gli artigli, li tengono in catene davanti a ristoranti sfruttati come attrazioni turistiche, per lo scatto orrendo di turisti senza cuore,In un habitat naturale gli orsi vengono riabilitati. Il personale racconta il progetto con amore. Dal 2005 quando è stato aperto, quasi 100 orsi sono stati salvati e oggi vivono in centosessanta ettari di foresta, dove il cibo è amorevolmente servito ogni giorno, in estate con alcune ghiottonerie tipo il miele (prodotto sul posto) che viene mescolato con acqua e frutta, congelata in grandi blocchi che vengono poi buttati nei recinti……evvia….tutti in coda per il gelato!!! La maggior parte di questi orsi ha vissuto così tanta violenza che oggi non sarebbe in grado di vivere da solo nella foresta.
A circa ottanta chilometri da Braşov c’è la possibilità di vedere gli orsi selvaggi, trascorrendo alcune ore in un bunker, accompagnati da un vero ranger. Verso sera gli animali arrivano proprio lì, in mezzo alla foresta, attratti da carote lasciate dai rangers. Purtroppo quando siamo arrivati è sceso il diluvio e malgrado l’attesa sperando che il tempo tornasse clemente, abbiamo dovuto rinunciare.
Braşov è una cittadina carina che ruota intorno alla piazza centrale Piata Sfatului, dove si trovano la Casa del Consiglio e la Torre del Trombettiere. Nelle vicinanze il Museo Storico e la Biserica Neagra, la Chiesa Nera, una delle chiese gotiche più maestose e imponenti d’Europa, così chiamata dopo un incendio.
Il nostro viaggio prosegue verso Sighisoara.
Le strade in Romania sono un alternanza di villaggi, alcuni davvero autentici. Non è raro incontrare carretti trainati da cavalli con famiglie o uomini che vanno al lavoro. E donne ancora vestite con abiti tradizionali. E ancora venditrici di lamponi e more appena raccolte, che profumano di muschio.
Sighisoara è una chicca. La città diede i natali a Vlad l’Impalatore, che governò la provincia di Walachia nella seconda metà del 1400.
La torre dell’Orologio si trova in prossimità della piazza principale ed è meta di molti turisti, che possono arrivare fino in cima.
La Perla della Transilvania è patrimonio dell’Unesco. La città-fortezza è un gioiellino dove vale la pena perdersi nella cittadella di viuzze ciottolate tra case dai colori pastello brillante. Dimenticate per un attimo l’atmosfera lugubre e tetra da Transilvania, i grigi fumosi tra nebbie e castelli assatanati di sangue, e fatevi accogliere da lei, quasi regale con quel po’ di romantico dato dai fiori sul davanzale e le biciclette colorate con i cesti di vimini.
Scorci deliziosi tra le vie colorate e silenti, tra botteghe di artigiani e caffè che appaiono tra le vie acciottolate e ti aspettano per gustare una deliziosa specialità locale come la placinta al formaggio.
Nella parte bassa un ristorante con buone specialità regionali è Gasthaus Altepost
La strada prosegue lenta e ordinata fino ad un’altra sosta gradevole, Sibiu, la città con le palpebre sempre aperte. Edifici gotici, rinascimentali e barocchi si affacciano su piazze acciottolate. Ma a Sibiu ti viene spontaneo alzare gli occhi perché ti senti osservato. La città che si è guadagnata il titolo di capitale della cultura europea nel 2004 è un centro multiculturale: Cibinium (per i Romani), Nagyszeben (per gli ungheresi) e Hermannstadt (per i tedeschi) ….tre invasioni, tre religioni (Cattolica, protestante e ortodossa)……invasioni e rivolte. I lavori di riqualificazione del centro storico sono finiti ed il centro con un passato burrascoso merita oggi di essere patrimonio Unesco. Ma è ora di alzare lo sguardo: ed eccole le palpebre che nascondono grandi occhi. In realtà si tratta di lucernari sui tetti delle case : la leggenda narra che i popoli germanici li costruirono per intimidire la popolazione locale. Sembra una specie di Grande Fratello che osserva ogni movimento degli abitanti. Una sensazione inquietante, qualunque sia la versione data (si parla anche di gruppi massoni).
Volete andare sulle nuvole? Eccolo il mio tratto preferito dell’avventura in Transilvania. Sogno di motociclisti, la Transfagarasan (vero nome 7C) è “La Strada ”, una spettacolare fiaba asfaltata che attraversa i monti Fagaras per collegare la Valacchia alla Transilvania. Top Gear, il prestigioso programma televisivo della BBC, l’ha definita “una delle più belle strade del mondo”, la salita verso il cielo, una via tra le nuvole. Il dittatore Nicolae Ceausescu fece costruire questo incredibile percorso strategico militare. Ben 150 serpentine, 830 ponti, 27 viadotti, 6 tunnel, (il più famoso, lungo poco meno di un chilometro quasi privo di illuminazione). La folle strada che sfida le gomme delle nostre auto.
Dopo l’invasione in Cecoslovacchia dell’Unione Sovietica del 1968, Ceausescu, che non voleva appoggiare l’armata russa e temendo un’invasione della Romania, fece costruire due anni dopo questa strada lunga 90 chilometri tra le nuvole dei Monti Fagaras, un vero capolavoro, che poteva essere percorsa in una sola notte dai carri armati, quindi arrivare facilmente dal sud al nord, in caso di un’invasione sovietica. In 5 anni di lavoro organizzato perfettamente, la strada fu finita oltre tutte le aspettative: le previsioni erano dai 10 ai 20 anni. Oltre 3000 operai, soprattutto soldati del genio, lavorarono su tre turni con condizioni climatiche durissime (I rigidi inverni tra le nuvole arrivano a -20 gradi). Molti morirono (ufficialmente 40 persone, anche se si pensa dieci volte di più ), ma quest’opera è comunque ricordata come un esempio di efficienza: l’organizzazione del lavoro era impeccabile, i lavoratori erano ben remunerati ed alternavano dure giornate di lavoro a vacanze premio presso la loro famiglia.
L’attraversata dei Carpazi Meridionali è estremamente panoramica, tra foreste incantate che si snodano tra curve piene di sorprese, per scemare lentamente verso panettoni brulli dove cani pastori trotterellanti anticipano la meravigliosa vista di folti gruppi di pascoli.
E quando stai per toccare le nuvole arriva il cartello dei 2034 metri. L’entrata in cielo è un piccolo angolo di paradiso, con un laghetto e due Hotel dove trascorrere la notte come in una dolcissima baita. La neve perenne (anche ad inizio agosto) e il clima che cambia repentinamente.
Abbiamo soggiornato nell’Hotel sul lago di Balea ed il paesaggio è passato dal sole al nostro arrivo alla nebbia e bufera del mattino seguente. La Transfagarasan è aperta solo in estate da giugno a ottobre. In inverno qui viene però costruito un Hotel di ghiaccio con 16 stanze a temperatura costante (a 2 gradi): l’hotel è raggiungibile da una funivia.
Sul piccolo altopiano, accanto allo smeraldino lago Balea, banchetti vendono delicatezze locali. Da provare tassativamente il “bulz” polenta grigliata in cartoccio con formaggio di montagna. E poi salami appesi e caciocavallo profumati. E delle ottime torte fatte in casa con frutti di bosco.
Noi l’abbiamo percorsa partendo da Sibiu ed abbiamo trovato molto meno traffico che nel senso opposto. Lasciato il lago di Balea, si attraversa il tunnel buio. La discesa è circondata da piccole cascate, un altro lago e la foresta che ritorna, rigogliosa e accattivante.
Le curve sono dolci e non ti aspetteresti mai di fare un meraviglioso incontro che, da solo, ti fa amare follemente questa vacanza. Lì, proprio dopo una curva, in un piccolo rettilineo, su una piazzola in mezzo al verde, l’orso cammina tranquillo, senza degnare di uno sguardo gli automobilisti che frenano e strabuzzano gli occhi. Lui si sente a casa, si siede, una grattatina, uno sguardo fugace intorno, e poi con la stessa pacatezza riprende il suo vagare nella Sua terra. Meraviglia della natura. Grazie per averci onorati della tua illuminante presenza.
Lascio la Transfagarasan pensando a com’e’ strana la vita: Nicolae Ceausescu, grande dittatore comunista, detestava l’America capitalista. Tutti i film americani erano censurati dal regime. Si starà rivoltando nella tomba, pensando che dopo vent’anni dalla sua dipartita, la “Sua” strada, così fortemente voluta e amata, è diventata il set cinematografico di quel capitalismo che lo faceva inorridire.
« La Parigi dell’est »….francamente quando l’ho letto avevo aspettative altissime….forse per questo sono rimasta molto delusa di Bucarest. In realtà mi hanno detto che nell’Ottocento l’architettura di ispirazione parigina ma soprattutto la fervente vita culturale che animava la città ricordavano la capitale francese. Purtroppo, dopo la seconda guerra mondiale, arriva il comunismo ed i suoi anni bui cancellano il vivace clima culturale. La megalomania del dittatore Ceausescu abbatte quartieri storici per creare le dimore del popolo ed immensi caseggiati, grigi come il regime, squadrati, oggi con chiari segni di degrado.
Qualche casa Bell’Epoque continua a convivere con edifici incolore.
La maestosità della « Casa del popolo », (Casa Poporului) 1000 stanze, dove « regnò » Ceausescu : dopo il Pentagono degli Stati Uniti, questo è il secondo edificio del mondo come superficie, ed è diventato la sede del parlamento Romeno.
Bucarest si gira a piedi, tra larghi viali, fontane e musei, tra i quali quelli Nazionale d’Arte, quello di Storia ed il Musei del villaggio che contiene più di 100.000 oggetti domestici originali: una ricostruzione della vita contadina in Romania tra il Seicento e gli inizi del Novecento.
Io ho soggiornato in un ottimo Hotel, il New Era Hotel in una via pedonale di Lipscani, un quartiere molto vivace la sera, tra bar dove prendere un aperitivo, molti ristoranti « finto-italiano », qualche ristorante locale (buona la Taverna Covaci che propone ricche torte salate ripiene di formaggi, milanesi di vitello (o maiale) dall’impanatura croccante e crocchette varie: una cucina buona da smaltire con lunghe camminate): naturalmente la bionda birra Ursus accompagna il lauto pasto e rinfresca le torride giornate di agosto.
Ma il quartiere, di sera, è anche preso d’assalto da orde di maschietti, principalmente italiani e tedeschi (giovani e vecchietti più o meno bolsi) che sperano di sparare cartucce a basso costo nei locali a luci rosse…..
Al mattino se volete fare una colazione rumena, ci sono panetterie/pasticcerie sparse che vendono una prelibatezza : la placinte al formaggio è la quintessenza della libidine.
Un tortino di delicata pasta sfoglia ripiena di formaggio ….. ancora oggi, lontana dal paese, ho l’acquolina in bocca!!! Eh si….questa è davvero una buona ragione per ritornare in Romania!