Lesotho e eSwatini (ex Swaziland)

LESOTHO

“Dumela”: buongiorno!  Ed è davvero un Buon Giorno, l’arrivo in Lesotho.

 

Canyon incastonati nelle montagne, rocce basaltiche antiche come il nostro pianeta, distese verdi impeccabili, colori di linfa, paesaggi meravigliosamente dipinti, un quadro impressionista grande come il Belgio.

 

 Arrampicarsi nel Regno del Lesotho, sulle strade  che lambiscono i fianchi di montagne frantumate dall’erosione, e ammirare le verdi distese è già uno spettacolo di per sé. Un’enclave, in mezzo al Sudafrica, eppure così unico, tutto montagnoso, l’unico stato al mondo ad essere completamente esteso oltre i 1.400 metri di altezza fino ad un massimo di 3.400 metri. Un cartello al confine con il Sudafrica annuncia : “The Kingdom in the sky welcomes you” (il Regno nel cielo ti da’ il benvenuto), nome che, secondo uno schema classico delle lingue bantu, significa: “la terra del popolo che parla sotho”. Infatti in Lesotho il popolo si chiama Basotho e parla il Sosotho ed il motto nazionale  è “Khotso Pula, Nala” ovvero “Pace, Pioggia, Prosperità”.

 

 

 

Un ristorante e qualche bar, lungo la strada, per rifocillarsi e ripartire

 

 

Ci arrampichiamo sulle strade che, dal confine di Telle bridge, portano all’interno, al villaggio di Malealea, quasi a quota 2000 metri, su una strada prima asfaltata ma che presto diventa un sentiero di montagna, con meravigliosi tornanti che si aprono su distese dalle cinquanta sfumature di verde e rosso e giallo. È autunno e la natura è in festa. I villaggi sono abbarbicati: poche capanne circolari in argilla, con il tetto di paglia, stesso concetto, ma tutte così straordinariamente diverse. 

 

E poi canyons, spaccature nella terra così perfette da sembrare scolpite da una mano creativa.

 

 

La pastorizia e l’allevamento in genere sono diffusi ovunque: i pastori salutano e sorridono e raggruppano le pecore o corrono dietro le giumente e le vacche, per liberare la strada e lasciarci passare.

 

Sembra un paesaggio bucolico, una cartolina, anche se ogni tanto qualcuno indica la pancia come dire: “ho fame, dammi soldi per mangiare”.

E poi, all’improvviso gruppi di scolari nella loro divisa, meravigliosamente inamidata, perfetta come il sorriso di chi la indossa. 

Sui pendii e le strade vorticose si  incrociano poche auto e ci si saluta come se ci conoscesse da sempre

 

Un cartello ricorda che i prossimi chilometri saranno movimentati: “Donne, stringete i vostri reggiseni; uomini, indossate il reggi-palle; allacciate le cinture; togliete la dentiera….. la strada sarà dissestata!  “ .

 

Ed in effetti ci saranno violenti sobbalzi per un paio d’ore, con la strada che sale, tra tornanti con viste spettacolari, in una eroica giornata di sole. Il Lesotho è quel paese dove quando chiedi quanto è distante un luogo, ti rispondono con un tempo, e quando dici : “ ma come, 60 chilometri in 4 ore?” “Si, ti rispondono, perché fortunatamente siamo ancora in autunno!”.

 

 

Il Malealea Lodge aiuta il villaggio, 800 persone che vivono in questo luogo fisicamente paradisiaco, tra ridenti montagne e verdi vallate. I bungalow tondi (come le case locali) sono accoglienti, pieni di oggetti magnificamente riciclati. Varie attività sono disponibili, da giornate a cavallo (da 2 ore a sei giorni), a passeggiate nei dintorni.

 

 

Farò un paio di escursioni per conoscere la straordinaria gente locale. Un giro nel villaggio ed una passeggiata fino al belvedere con Emmanuel, un ragazzo del luogo: da qui si apre un’ampia vallata di meraviglie naturali. Saranno incontri a cuore aperto, dalla dolce Malikau, che gestisce uno dei pochi ristoranti del paese, una stanza, quattro pareti in lamiera ed un’unico tavolo, dove prepara un delizioso pollo stufato con la tipica polenta bianca.

 

 

E poi l’incontro con lui, il capo villaggio, Mr. Ben Mosi: lo troviamo intento a fare il bucato. Si asciuga le mani e viene a darci il benvenuto. Un arzillo vecchietto, di 72 anni, in un paese dove l’aspettativa di vita è tra le peggiori al mondo (55 anni!). Il titolo si eredita, e passerà a sua volta al figlio maggiore. Quando gli chiedo cosa succederebbe se non avesse figli maschi, mi risponde semplicemente: “Io ho un figlio maschio!”. Una vita povera ma dignitosa. Quando gli dico che ho passato la mia infanzia in campagna e mi piace vedere la sua casa circondata da mucche mi risponde: “gli animali sono la nostra banca!”. Mi chiede come si saluta in italiano e seguirò con lo sguardo il suo lungo “Ciaoooooooo Italia”, che rimbomba nella valle delle meraviglie. 

 

Ma l’incontro più allegro è la “produttrice di birra locale”, una sorridente signora che ci fa entrare nella sua “azienda”, una stanza dove produce la birra ottenuta dalla fermentazione di sorgo e zucchero (2% alcool) per il fabbisogno locale. Davanti a casa sua c’è un’asta: quando la bandiera è bianca significa che la birra è pronta ed è in vendita.

 

Passeggiando si incrociano donne e uomini  al lavoro,  con cui si scambiano piacevolmente quattro parole con sorrisi famigliari

 

 

Alla sera il coro locale si esibisce per il pubblico del Lodge, seguito da una splendida band con strumenti semplici, artigianali, un po’ malconci. Ma la loro carica emotiva è coinvolgente.

 

L’incontro con la gente del posto è stato un momento di grande allegria e gioia: tutti molto socievoli e curiosi. Nei loro volti sorridenti non traspare la dura realtà: solo il 10% del territorio  rurale è coltivabile, le famiglie devono sopravvivere con la polenta locale (ricavata dai piccoli appezzamenti di mais). La pastorizia e l’allevamento di animali avvengono su terreni rocciosi e alti rilievi: una vita davvero molto dura, con un clima che non aiuta (l’inverno qui è davvero rigido). 

 

 

Si incontrano spesso uomini avvolti in coperte di lana pesanti, con decorazioni e motivi ornamentali dai colori vivaci, in testa grandi cappelli di forma conica di paglia intrecciata (chiamati Mokorotlo). I cavalli (più simili a pony) sono docili e forti, e si inerpicano sui sentieri impervi.

 

 

Una voce trainante dell’economia era il settore tessile (oltre 50.000 persone lavoravano la lana caprina locale): oggi imprenditori cinesi senza scrupoli hanno acquisito tutto il business e la disoccupazione locale è altissima. Il paese è lacerato anche da uno dei più alti tassi di AIDS (25%) nel mondo : devo ricordare che qui il 90% della popolazione è Cristiano (la maggioranza Cattolica!)

E purtroppo devo chiudere con l’ultima informazione ricevuta: c’è una nuova economia, molto redditizia, che si sta sviluppando nella “disperazione”: la coltivazione della marijuana, al confine con il Sudafrica.

Ma voglio lasciare questo piccolo scrigno meraviglioso con una piccola nota di speranza. Purtroppo la foto è stata scattata all’ultimo minuto, di corsa, come spesso succede dal camion in corsa. La qualità lascia a desiderare, ma trovo splendido il significato…..chissà che sia di buon auspicio!

 

E-SWATINI  (ex SWAZILAND)

Durante le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario  dell’indipendenza del paese dal Regno Unito ed il suo, guarda caso, cinquantesimo compleanno,  nel 2018, il re Mswati III ha affermato che lo Swaziland cambierà nome e così ha fatto. Il Monarca regge il paese dal 1986 (all’epoca, diciottenne, era il più giovane re del mondo), ed è conosciuto anche (qualcuno ha detto soprattutto), per avere 14 mogli e 35 figli. Monarca assoluto,  stufo della confusione internazionale (pare che in giro per il mondo tutti confondessero Swaziland con Switzerland, e la domanda di rito era : “in quale cantone della Svizzera vivi?”) , ecco a voi eSwatini, che vuol dire “terra degli Swazis“, uno dei gruppi principali che, insieme agli Ndebele e agli Zulu, formano gli Ngoni; popolo dell’Africa del Sud. I tre gruppi sono stati unificati nel ‘700 dal re Shobuza I, fondatore del regno dello Swaziland.

 

 

Molti mormorano che in realtà questo cambiamento inatteso testimonia soprattutto la sua volontà di eliminare l’ultimo residuo coloniale dal Paese, con tutta una serie di critiche perché “il re dovrebbe concentrarsi maggiormente sull’economia stagnante di un paese che non cresce”. La disoccupazione del paese supera il 30%, ed il re è accusato di saccheggiare le casse dello stato per l’acquisto di beni di lusso. Tra l’altro il 70% della popolazione è cristiana: per ridurre l’alto tasso di AIDS il monarca aveva “imposto” alle giovani di non fare sesso prima dei 18 anni. Due mesi dopo l’uscita della legge, da lui creata, il re sposava la sua tredicesima moglie, diciassettenne. 

Attraversare il paese è piuttosto veloce, non ci sono grandi attrattive turistiche. Decisamente meno interessante e coinvolgente dell’altro enclave sudafricano, il Lesotho. Alcune riserve, come Mlilwane Sanctuary, sono una sosta piacevole da attraversare in meno di un ora , per avvistare zebre o paciosi antilopi o cudu che gironzolano tra il Lodge (dove si può pernottare un delizioso cottage con visitatori inattesi), o fare una sosta per il pranzo sulla terrazza vista ippopotami (se non  sono altrove, come è successo a noi!). 

 

 

Tre enormi coccodrilli vegliano le rive del fiume.

 

Andando verso sud-est si trova un’altra Riserva.

La riserva Nisela offre passeggiate in mezzo alla natura, anche se la fauna è scarsa, a parte qualche zebra dispettosa! 

 

 

 

Il confine di Bulembu, a nord della capitale Mbabane (francamente asettica),  è remoto: preparatevi ad una lunga, ma soprattutto lenta strada sterrata-dissestata, ma molto panoramica.

 

Il sentiero si inerpica sulle montagne magiche sotto una coltre di foschia che rende tutto così straordinariamente poetico. La pennellata bianca sembra una firma d’autore, in questo ambiente fiabesco, anche se la schiena chiede venia.

 

 

Per me sarà questa la parte più bella di questo paese, natura pura. Saluto e-Swatini.

Sono contenta di tornare in uno dei paesi più straordinari della mia avventura africana, il SudAfrica, un vero contenitore pieno di sorprese, così vasto e così diverso.

Preparatevi, sarà una lunga lettura, perché ci ho trascorso un bel po’ di tempo, e soprattutto perché davvero ci sono così tantissime cose da vedere.

Vi lascio con questa simpatica t-shirt arrivata con il mio compleanno, che ho avuto la fortuna di trascorrere in SudAfrica. A presto

 

 

 

 

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